Il 3 maggio l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) ha decretato il pericolo, soprattutto per le fasce più giovani di popolazione, dovuto alla presenza di contaminanti cancerogeni e genotossici nell’olio di palma. Anche se il messaggio dell’Efsa è molto chiaro, come spesso accade quando quando in gioco ci sono soldi e interessi, media e politica latitano. E così, invece di prendere una posizione chiara contro una sostanza altamente pericolosa per la salute dei cittadini, cercano di tergiversare, sminuire l’allarme, limitare i danni che lobby e multinazionali del settore stanno subendo. E lo fanno, ovviamente, a discapito della salute pubblica. Noi, che da tempo combattiamo contro l’utilizzo dell’olio di palma, ci teniamo invece a fare chiarezza. Ecco quindi dieci punti insindacabili riguardanti questa sostanza.
1) Cosa dice il rapporto dell’Efsa?
Il rapporto dell’EFSA ha messo in luce la presenza nell’olio di palma di 3 molecole altamente pericolose: glicidil esteri degli acidi grassi (GE), 3 monocloropropandiolo (3-MCPD), e 2-monocloropropandiolo (2-MCPD). Si tratta di sostanze che si formano durante la lavorazione degli olii o dei grassi, in particolare, durante la raffinazione di oli vegetali ad alte temperature (circa 200°C) e che dagli studi sono risultati probabili cancerogeni.
2) Perché ne veniamo a conoscenza solo ora?
In realtà i contaminanti individuati dall’EFSA erano già noti da tempo tanto che gli esteri di MCPD negli alimenti trasformati erano stati descritti nel 2004 in uno studio dell’Università di Praga e tra il 2007 e il 2008 il Centro per la sicurezza alimentare di Stoccarda (CVUA) aveva analizzato la presenza di 3-mpcd in 400 grassi animali e cibi che li contengono rilevandone livelli significativi nei prodotti contenenti olio di palma raffinato.
La stessa Nestlè nella presentazione resa dal suo ricercatore Dr. Richard Stadler durante un convegno a Praga ad aprile del 2009, dava atto che già nel 2007 l’Autorità tedesca per la sicurezza alimentare aveva evidenziato la necessità di ridurre i livelli dei contaminanti cancerogeni negli alimenti e nelle formule di proseguimento per lattanti e, per voce del Dr. Walburga Seefelder, nel convegno organizzato da ILSI (centro di ricerca brussellese ) a febbraio 2009 – ribadiva che gli olii di semi contenevano un ammontare significativamente inferiore di 3-MCPD e 2-MCPD rispetto all’olio di palma.
Oggi con il parere dell’Efsa si chiudono i giochi.
3) E’ quindi provato che le molecole trovate nell’olio di palma siano potenzialmente cancerogene?
Sì, le sostanze in questione sono inserite nella classificazione IARC di cancerogenicità (2A e 2B) e la Raccomandazione della Commissione Europea del 10 settembre 2016 avverte la necessità del monitoraggio di grassi e olii vegetali proprio a fronte della presenza di tali sostanze cancerogene.
4) Tutto l’olio di palma contiene questi contaminanti o solo quello di bassa qualità?
Li contiene tutto l’olio di palma raffinato in quanto questi contaminanti non dipendono dalla qualità ma dai processi di produzione: dalla raffinazione e dalle alte temperature. I processi che permettono all’olio di palma di essere così utilizzato nell’industria. Un discorso diverso si può fare per l’olio di palma grezzo, non utilizzato nei prodotti industriali e difficilmente reperibile in mercato.
5) Si può affermare quindi che l’olio di palma sia cancerogeno e chi ne consuma di più si ammala più facilmente di tumore?
Senza dubbio. Diversi studi rivelano la presenza superiore di sostanze genotossiche e cancerogene nell’olio di palma rispetto agli altri olii o grassi vegetali ed animali. Per fare soltanto un esempio il 3-MCPD è presente nell’olio di palma 70 volte di più rispetto che in quello di oliva.
6) Ci sono categorie di prodotti più rischiose di altre e che è meglio evitare?
L’olio di palma in questi anni è stato messo ovunque. È importante leggere l’etichetta ed evitare tutti quei prodotti come biscotti, cracker, merendine e snack che lo contengono. Molte volte è utilizzato come ingrediente di alimenti insospettabili e spesso è usato in ristoranti, pizzerie, friggitorie, fast-food e pasticcerie. Sta nei dadi, nei piatti pronti, nelle bevande servite al bar. Bisogna fare attenzione e magari cercare di evitare i prodotti che lo contengono ed escludere in generale i cibi spazzatura privilegiando prodotti naturali, biologici e a filiera corta.
7) Qual è il margine di sicurezza di questi contaminanti?
Mentre per il 3-mcpd l’Efsa ha fissato una soglia di tollerabilità di 0,8 microgrammi per chilo di peso corporeo e per il 2-MCPD le informazioni tossicologiche sono troppo limitate per stabilire un livello sicuro, per il glicidolo ci sono dati scientifici così evidenti rispetto la sua genotossicità e cancerogenicità che il gruppo CONTAM (gruppo di esperti scientifici dell’EFSA sui contaminanti nella catena alimentare) non ne ha stabilito una soglia di sicurezza. Questo significa che non c’è un limite di assunzione: non deve essere assunto, punto.
8) Chi è più esposto e perché?
Vista l’elevata presenza dell’olio di palma nei prodotti privilegiati da bambini e adolescenti, gli esperti hanno concluso che i rischi per la salute sono maggiori proprio nei più giovani. Ma l’esposizione a queste sostanze colpisce comunque tutte le fasce di età e i vari tipi di dieta. Anche i consumatori di prodotti biologici che non guardano l’etichetta, per esempio, possono incorrere nell’olio di palma. Oppure i lattanti, in quanto l’olio di palma è utilizzato spesso dall’industria che si occupa di prodotti per la prima infanzia.
9) Il rapporto Efsa ci sta dicendo di smettere di consumare prodotti che contengono olio di palma?
Ci sta dicendo che se si continuano a consumare lo si fa a proprio rischio e pericolo. Le evidenze per la salute sono tali da raccomandare di escluderlo completamente dalla propria alimentazione.
10) Che conseguenze potrebbe avere questo studio?
L’EFSA e il nostro Ministero della Salute dovrebbero proibire l’utilizzo di olio di palma, richiedere alle aziende la messa al bando e informare i cittadini delle conseguenze dell’assunzione di questa sostanza. Questo è quello che ci si aspetta da un governo che mette al primi posto la tutela della salute dei cittadini. Se ancora una volta invece succederà che ad averla vinta saranno gli interessi delle lobby del settore, saranno allora i cittadini a dover prendere le adeguate contromisure: continuando a informarsi e a boicottare i prodotti che contengono olio di palma.
Di tutto questo si parlerà mercoledì 25 maggio dalle ore 9 alle 13 presso la sala della Regina, alla Camera dei Deputati, in Piazza Montecitorio a Roma, durante il convegno dal titolo “Olio di palma insostenibile” a cui parteciperanno esperti della scienza e della medicina, attivisti e ambientalisti.
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