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Difendere l’ambiente costa sempre più caro. Non parliamo di soldi ma di vite umane. Secondo il rapporto pubblicato oggi dall’organizzazione Global Witness almeno 200 ambientalisti nell’arco del 2016 hanno perso la vita per difendere il loro territorio.

Numeri drammatici: per Global Witness la cifra è aumentata del doppio rispetto ai due anni precedenti. La stessa organizzazione parla di dati sottostimati avendo difficoltà a reperire tutti i dati.
A registrare le perdite più
 numerose il Brasile, con 49 morti. Subito dopo c’è la Colombia, con 37 e poi le Filippine con 28. Infine c’è l’India, con 16 vittime.

Non posso non ricordare Berta Cáceres, uccisa nel 2016 in Honduras che ha lottato contro la costruzione delle diga di Agua Zarca e non possiamo dimenticare la nostra Ilaria Alpi, che non ha ancora avuto giustizia.

Leggi di più sull’attivista Berta Cáceres

Il Brasile si conferma così come il paese centroamericano più pericoloso al mondo per gli ambientalisti: neppure l’ondata di sdegno e le mobilitazioni suscitate dall’omicidio di un personaggio di fama globale come Berta Caceres sono riuscite a fermare la mano dei killer che, purtroppo, agiscono quasi sempre nella certezza dell’impunità.

 

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