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La Cina, nuova potenza nucleare che entro qualche anno avrà da sola più reattori che tutto il resto del mondo messo assieme, vede aumentare di anno in anno la produzione di energia da fonte eolica.

Nel corso del 2014, infatti, nonostante venti più deboli del solito, l’elettricità generata dal vento ha superato quella sporca ed estremamente pericolosa proveniente dall’atomo, raggiungendo oltre 110 milioni di case.

A rivelare la notizia è l’Eart Policy Institute, per cui obiettivo della Cina è quello di avere 200 gigawatt connessi alla rete eolica entro il 2020. “Secondo il China National Energy Administration – scrive l’Earth Policyil paese ha circa 77 gigawatt di capacità eolica oggi in costruzione”.

Ma è una buona o una cattiva notizia?

Visti i numeri, a livello di infrastrutture da costruire l’impatto sull’ambiente e le popolazioni locali sarà sicuramente notevole. Basti pensare che la Cina sta costruendo il più grande sistema di trasmissione ad altissima tensione al mondo, che connette zone anche molto distanti fra loro. Gli impianti delle province settentrionali e occidentali ricche di vento, ad esempio, verranno collegati a quelle centrali e orientali, meno ventose ma più popolose. Il governo sta poi fornendo incentivi per lo sviluppo eolico in zone meno ventose ma più vicine ai centri abitati.

Mega-infrastrutture che si prospettano devastanti, ma che rispetto all’alternativa nucleare sembrano quasi una benedizione. La Cina, infatti, dopo la pausa fatta in seguito alla catastrofe di Fukushima ha ripreso con il suo aggressivo programma nucleare: su 68 reattori attualmente in costruzione al mondo, infatti, ben 25 sono in Cina; 6 sono entrati in funzione tra il 2013 e il 2014; e uno è stato connesso alla rete elettrica a gennaio di quest’anno.

Numeri che fanno paura, e che fanno sperare che l’eolico, per quanto impattante, possa battere sul tempo il nucleare. Letteralmente. In Cina, infatti, per costruire un nuovo reattore si impiegano come minimo sei anni. per una centrale eolica (chiamarla parco mi fa un po’ ridere), al massimo un anno.

Chissà se, in questo modo, il gigante asiatico potrà fare sempre più a meno anche del carbone, fonte di malattie e di cambiamenti climatici. Che, nonostante una diminuzione del 3% nel 2014, per ora fornisce ancora i tre quarti dell’energia ai cinesi.

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