Le minacce che incombono a causa dei cambiamenti climatici su agricoltura, biodiversità, risorse idriche, salute, sicurezza alimentare e migrazioni di massa non bastavano. Ora, per i paesi del Mediterraneo arriva un’altra brutta notizia: a causa del continuo aumento delle temperature, anche il loro turismo potrebbe subire notevoli perdite.
A rivelarlo è uno studio della Commissione europea, “Time is of the essence: adaptation of tourism demand to climate change in Europe“, per cui il turismo in paesi come Spagna e Italia potrebbe subire perdite considerevoli, entro la fine di questo secolo: “L’aumento delle temperature semplicemente rende poco piacevole visitare queste zone durante alcuni periodi dell’anno”, spiegano gli studiosi.
Ma i problemi ovviamente non si limitano alla necessità di armarsi di ventagli più grandi e tenere più a lungo i piedi a bagno in qualche fontana. Semmai, sono legati ai timori (giustificati) legati alla possibilità di incorrere in incendi, fenomeni atmosferici estremi, invasioni di zanzare tigre (ad ogni stagione) o scarsità idrica.
Ed ecco che, per paesi come l’Italia, la Bulgaria e soprattutto la Spagna, le perdite potrebbero essere ingenti: fino a 5,6 miliardi di euro all’anno. Lettonia, Slovenia e Slovacchia potrebbero invece registrare un boom di nuove visite, così come i paesi del nord Europa e le isole britanniche, dove le estati più miti attrarranno più vacanzieri. E dove i costi per l’adattamento a questa nuova situazione, spiega lo studio, sarebbero ridotti rispetto a quelli che devono affrontare i paesi meridionali.
Le proiezioni sono state fatte sul lungo termine, ossia da qui al 2100. Che la situazione possa davvero avere risvolti di questo tipo è però abbastanza ovvio. I due autori della ricerca, Salvador Barrios e Juan Ibanez Rivas del Joint Research Center dell’Unione europea, sottolineano che la loro analisi “si basa sulla valutazione edonica delle condizioni climatiche che comprende le stime per le spese per l’alloggio e il viaggio”.
“In alcune regioni, più in particolare le regioni del sud mediterraneo dell’Unione, le condizioni climatiche nel 2100 potrebbero, alle condizioni economiche attuali, portare a ricavi del turismo minori”, si legge su Greenreport: “Al contrario, le altre aree dell’Unione, in particolare le regioni europee del Nord, avrebbero da guadagnare da condizioni climatiche alterate, anche se questi guadagni sarebbero relativamente più modesti”.
Insomma non bastavano la finanza e l’Austerity a creare disparità tra il nord e il sud d’Europa.
Ora ci si mette pure il clima!