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A Cochabamba la Conferenza internazionale dei popoli sul cambiamento climatico e la difesa della vita (CMPCC) continua, e il dialogo sul clima portato avanti senza gli interessi da difendere delle varie lobby è decisamente interessante, oltre che utile.

Vi aggiorno brevemente perché ieri sera sono crollato dopo una giornata di oltre 40 ore filate (non avendo dormito in aereo). Sto appuntandomi un sacco di spunti che spero di riuscire a sintetizzare in un post quando sarò tornato in Italia.

Innanzitutto questa conferenza sul cambiamento climatico è totalmente diversa da quelle cui ho partecipato in passato.

Partecipano organizzazioni sociali e della società civile, movimenti dal basso di tutti i paesi del sud America, rappresentanti delle popolazioni indigene, scienziati e rappresentanze politiche. La cosa che colpisce di più è l’entusiasmo, e l’umanità che traspare dai partecipanti – specialmente i rappresentanti locali con coloratissimi abiti tradizionali e un approccio alla vita che forse dalle nostre parti abbiamo dimenticato da tempo.

Infatti la conferenza è impregnata dell’immagine della Pacha Mama, la Madre Terra, una divinità venerata dagli Inca e da altri popoli abitanti l’altipiano andino che rappresenta la dea della terra, della fertilità e dell’agricoltura. Ma qui viene presentata con un significato molto più ampio che assomiglia a quanto descriveva James Lovelock con la sua ‘teoria di Gaia’. Gaia, il pianeta vivente che, come una madre, dà vita e nutre tutto ciò che la abita.

‘Pacha Mama o muerte’ (Difendere la Madre Terra o morire) è uno slogan che ho sentito e che ben descrive questo sentimento.

Per ora vi lascio e torno ai gruppi di lavoro.

Hasta pronto!

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