Nonostante i tentativi di privatizzare acqua e servizi idrici, vuoi con la scusa dell’austerity, vuoi con la solita litania del libero commercio che sta cercando di aprire le porte al TTIP, l’Europa non ci sta. La campagna Right2Water, con una European Citizens Initiative (ECI), ha raggiunto il record di 1.884.790 adesioni e portato l’Europarlamento ad approvare un concetto fondamentale: il diritto umano all’acqua deve entrare nella legislazione comunitaria.
L’acqua è un bene comune universale, un diritto fondamentale: senza di lei non c’è vita. Non stupisce quindi che abomini delle menti neoliberiste come il TTIP o il TISA siano stati concepiti per trasformarla in una merce da piazzare sul mercato. L’Europa però non è ancora stata trasformata negli Stati Uniti, per fortuna. E a molti dei suoi cittadini lle persone di vedere svendere l’acqua non va.
Il testo della relazione di Right2Water, rimodellato per essere finalmente accolto dalle Istituzioni europee e votato in plenaria, invita la Commissione a presentare proposte legislative che sanciscano il diritto umano all’acqua. Non solo, chiede anche escludere una volta per tutte la privatizzazione dei servizi idrici dai negoziati sul TTIP.
Questa è una buona notizia per diversi motivi. Il TTIP, infatti, così come è stato concepito dalle eccelse menti che lo hanno ideato non permetterebbe solo la privatizzazione dell’acqua (alla faccia dei 27 milioni di persone che, solo in Italia, hanno votato contro questa possibilità), ma ne comprometterebbe la sicurezza e la qualità.
Il TTIP, ormai lo sappiamo, vuole infatti equiparare la legislazione europea a quella degli Usa, dove le multinazionali fanno un po’ ciò che gli pare. Una cosa da evitare non solo per una questione di diritti dei lavoratori e tutela dell’ambiente, che verrebbero irrimediabilmente compromessi, ma anche perché gli Usa, a differenza dell’Ue, non ammettono il principio di precauzione.
Cosa significa? Che mentre in Europa si evita di correre rischi per la salute delle persone e dell’ambiente quando non si è sicuri di qualcosa, negli Stati Uniti si prendono (forse) dei provvedimenti solamente quando un elevato numero di persone muore o si ammala. Oppure quando scoppia l’ennesimo caso mediatico.
Per quanto riguarda l’acqua, il problema in particolare sta nella qualità di quella che uscirebbe dai rubinetti.
Come abbiamo visto qualche tempo fa, se il TTIP passasse permetterebbe di utilizzare ben 82 pesticidi attualmente vietati in Europa! Pesticidi che, ovviamente, non si fermerebbero nei campi, ma passerebbero direttamente nei nostri piatti, e nei nostri bicchieri.
“Mentre il principio di precauzione consente alle autorità comunitarie di regolare una sostanza chimica anche in caso di incertezza scientifica, nel sistema americano sono necessarie evidenze scientifiche degli effetti nocivi”, spiega EUREAU, associazione che rappresenta numerosi gestori di acqua potabile in ben 27 paesi Ue: “Il principio di precauzione è di fondamentale rilevanza per assicurare che i fornitori di acqua abbiano accesso a risorse adeguate e affidabili, protette dalla contaminazione”.
Garantire risorse adeguate e affidabili, probabilmente, per i sostenitori del TTIP è però una noia da evitare, un limite al loro dannato libero commercio, e ai loro guadagni tossici.