Senza olio di palma, sempre più aziende scelgono di eliminare questa sostanza dai propri prodotti. Oltre che di marketing, si tratta di una questione di attenzione e responsabilità nei confronti dei consumatori. Purtroppo, come spesso accade nel nostro Paese, alle buone pratiche non viene dato il giusto riconoscimento. Noi invece riteniamo che Senza olio di palma sia un’importante vittoria dei cittadini e dell’ambiente anche se, ovviamente, occorre porre molta attenzione alle sostanze utilizzate per sostituirlo.
Per smentire chi afferma che la toppa potrebbe essere peggio del buco (ossia che le sostanze alternative all’olio tropicale potrebbero avere effetti ancora più nocivi) ma, soprattutto, per capire se e come è possibile sostituire questa sostanza e diminuire l’impatto ambientale e sanitario di tanti prodotti e per conoscere e valorizzare chi sta mettendo in atto percorsi aziendali virtuosi e più sostenibili, abbiamo deciso di intervistare chi questo cambiamento lo ha già messo in atto.
Come Coop, che dal maggio scorso ha annunciato con un comunicato il ritiro di tutti i prodotti contenenti olio di palma e la sostituzione degli stessi con altri prodotti senza olio di palma:
In seguito alla pubblicazione del dossier EFSA che evidenzia la presenza di alcuni composti contaminanti nell’olio di palma, il cui consumo con percentuali importanti viene sconsigliato soprattutto a bambini e adolescenti, il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha chiesto al Commissario Europeo per la salute e la sicurezza alimentare Vytenis Andriukaitis di avviare una verifica urgente ed approfondita. In base a questi nuovi elementi Coop, coerentemente con il “principio di precauzione” da sempre applicato, ha sospeso la produzione dei prodotti a proprio marchio che contengono olio di palma.
Oggi, completato l’iter di sostituzione avviato a maggio scorso, Coop è la prima catena della grande distribuzione Palm Free in tutta Europa. Per questo abbiamo intervistato Renata Pascarelli direttore qualità di Coop Italia, che con molta professionalità e cortesia c’ha risposto punto per punto.
Perché questa scelta?
Non intendiamo fare demonizzazione gratuita, ma abbiamo applicato il principio di precauzione a tutela dei nostri soci e consumatori, per noi è un impegno importante su cui abbiamo investito importanti risorse necessarie per procedere alla sostituzione e alla riformulazione nutrizionale dei prodotti.
Quanto è durato l’iter per eliminare l’olio di palma dalla produzione?
Sei mesi circa, abbiamo annunciato la nostra intenzione ai primi di maggio e l’abbiamo portata a termine a inizio novembre 2016. Il processo non è stato affatto banale, ma impegnativo sia in termini di lavoro che in termini di costi.
Con quali ingredienti lo avete sostituito e perché?
Principalmente con oli monosemi, olio di girasole alto oleico e non, tra cui anche olio di oliva ed extravergine, che nutrizionalmente sono più equilibrati rispetto al palma (ricco in grassi saturi). In alcuni casi il processo ha comportato anche delle rinunce (come nel caso di alcuni gelati) perché non è stato possibile riformulare vari prodotti con altri oli/grassi a parità di analoghe caratteristiche organolettiche e di durata.
Come hanno reagito i consumatori?
Per la maggior parte positivamente e lo hanno manifestato nel tempo; altri invece non lo ritengono argomento di loro interesse.
E’ possibile intraprendere questo percorso senza modificare il gusto dei prodotti?
L’olio di palma ha il vantaggio di essere insapore, per cui la sua sostituzione pone sempre la necessità di riformulare il prodotto per mantenere lo standard voluto o addirittura migliorarlo.
E’ possibile intraprendere questo percorso senza modificare il prezzo dei prodotti?
Lo sforzo che è stato fatto è di avere delle formulazioni che non portassero ad aumento di prezzo. In diversi casi abbiamo assorbito l’aumento di prezzo all’acquisto lasciando invariati i prezzi. In alcuni casi come per i prodotti senza glutine o quelli dove abbiamo inserito il burro (es. strudel di mele, pasta frolla fresca,….) vi sono stati dei limitati aumenti di prezzi.
Pensate che una produzione più sostenibile e salubre possa andare di pari passo con le esigenze del mercato e gli interessi economici di un’azienda?
E’ la scommessa di Coop e l’abbiamo dimostrato a più riprese anche su altri fronti. Qui possiamo solo ricordare la campagna per l’utilizzo dell’acqua di rubinetto o l’impegno sui temi del benessere animale (galline allevate a terra, no foie gras, allevamenti sostenibili etc). Coop non è solo la principale insegna della grande distribuzione in Italia, non è solo un distributore di cibo ma è anche un produttore e una cooperativa che diversamente da un’impresa privata non ha come obiettivo massimizzare i profitti, casomai redistribuire diminuendo i propri margini.
Vi sono stati dei miglioramenti – o dei peggioramenti – sotto i profili nutrizionali nei prodotti? Avete verificato se, modificando gli ingredienti ed eliminando l’olio di palma, ora vi fosse nei vostri prodotti una minor presenza dei contaminanti tossici segnalati dall’Efsa? E per quanto riguarda gli acidi grassi trans?
Abbiamo riformulato i prodotti prestando attenzione che la percentuale di grassi saturi si riducessero, ad eccezione di pochi casi dove abbiamo usato il burro, che sono rimaste invariate. Per cui c’è stato un netto miglioramento del profilo nutrizionale. Stiamo verificando in modo sistematico i contaminanti di processo citati dall’Efsa sia degli olii e grassi impiegati come materia prima che dei prodotti finiti, per minimizzare la presenza di tali composti.