Crescita naturale o masochista?
Dopo il TTIP, arriva il TISA. Una nuova sigla per sintetizzare il dominio di pochi sui beni comuni di tutti. TISA è l’acronimo di Trade in Services Agreement (Accordo di Commercio dei Servizi). Il trattato coinvolgerà 50 paesi, escludendo le economie emergenti.
A rivelarlo è Wikileaks e in Italia la notizia è stata riporta da alcuni media tra cui L’Espresso e Il Fatto.
I 50 Stati in cui è affermato il capitalismo si alleano tra loro?
Non è proprio così.
La problematica sollevata dalle prime rivelazioni è che l’obiettivo del patto commerciale sembrerebbe quello di impedire ai parlamenti dei paesi aderenti (tra cui l’Unione Europea) di avere voce in capitolo.
Se la trattativa si svolgerà al di fuori delle istituzioni, si può ragionevolmente pensare che, in una fase successiva, ad accordo concluso, per uno Stato opporsi per qualche motivo al TISA risulterà difficoltoso, se non impossibile.
Capisco lo stupore di alcuni, poiché l’avidità di piccoli gruppi di potenti sembra davvero senza confini.
Preoccupa sopratutto la mancanza di confronto e d’informazione con i cittadini, i veri protagonisti e attori degli scambi commerciali che si svolgono nel nostro globo.
Lo stesso meccanismo che non prevede trasparenza ricorda quanto a breve accadrà per il Trattato transatlantico sul commercio e gli investimenti.
Sempre per l’accordo TTIP (anche questo venuto alla luce grazie ai nuovi media) sappiamo che nei prossimi mesi la grande partita tra Usa e Ue si giocherà proprio su un bene primario, l’agricoltura, il nostro cibo.
Abbiamo bisogno di un’economia che ricalchi l’evoluzione armoniosa e per gradi della stessa natura che ci circonda e a cui siamo connessi. Più di quel che pensiamo.
Difendiamo la sovranità primaria, quella alimentare!
Vostro sempre Mirko Busto
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