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In vista del convegno del 14 febbraio alla Camera dei Deputati Olio di palma: criticità e alternative, in cui si discuterà delle problematiche ambientali e sanitarie legate all’olio di palma e delle possibili alternative al suo utilizzo, continuiamo a intervistare le aziende che già hanno scelto di abbandonare questa sostanza per capirne le motivazioni e le soluzioni.

Dopo Coop abbiamo intervistato la Di Leo Pietro SpA, un’azienda con oltre 40 dipendenti, che negli ultimi anni ha registrato una notevole crescita del fatturato: dai 10,5 milioni del 2010 ai 18 del 2016. Nata nel 1860 ad Altamura l’azienda, con uno stabilimento produttivo di circa 18.000 mq a Matera, produce e commercializza una vasta gamma di prodotti da forno, tutti senza olio di palma, realizzati con la tecnica del ‘taglio filo’: biscotti tradizionali, frollini dal basso contenuto calorico o biologici con importanti proprietà nutrizionali, a ridotto contenuto di grassi e senza zuccheri aggiunti. La Di Leo Pietro, quarta azienda produttrice di biscotti in area 4 Nielsen e seconda in Puglia e Basilicata, ha ottenuto le certificazioni ISO 22000 – ISO 14001 – IFS che attestano la qualità dell’organizzazione; inoltre è stata una delle prime imprese del meridione ad aver ottenuto la BRC Global Standard Food, prestigiosa certificazione inglese di qualità, specifica del settore alimentare, nella categoria “A”, massimo riconoscimento ottenibile.

Da quanto tempo Di Leo non utilizza olio di palma nei propri prodotti?

La Di Leo è stata azienda pioniera nel 1990 con il lancio dei biscotti Fattincasa realizzati esclusivamente con olio di mais. L’intento era quello di differenziarsi dalla concorrenza lanciando un prodotto particolarmente leggero. Inoltre nel 2014 siamo stati la prima azienda di biscotti in Italia a comunicare l’assenza di olio di palma (nei Fattincasa). L’azienda ha completato la sostituzione dell’olio di palma con altri oli, producendo dal settembre 2016 solo biscotti ‘oil palm free’.

Perché questa scelta?

Per andare incontro alle istanze salutiste dei consumatori e per offrire un contributo concreto alla salvaguardia di fauna e flora minacciati dalla distruzione delle foreste per fare spazio, principalmente, alle piantagioni di palma da olio.

Sull’olio di palma, prima di escluderlo dai vostri prodotti, avete fatto ricerche e approfondimenti? In tal caso, con quali risultati?

Nessuna nostra ricerca specifica ma un attento ascolto delle istanze dei consumatori e delle associazioni ambientaliste oltre che delle indicazioni dell’Istituto Superiore della Sanità in un parere richiesto dal Ministero della Salute. L’ISS ha confermato

Quanto è durato l’iter per eliminarlo dalla produzione?

Meno di un anno, dalla fine del 2015 allo scorso settembre.

Con quali ingredienti lo avete sostituito e perché?

In quasi tutti i casi con dei blend composti da olio di mais e olio di girasole. In alcuni prodotti utilizziamo olio extra vergine di oliva

In termini di impatto ambientale, questi ingredienti sono migliori o peggiori dell’olio di palma? E in termini di salute?

A livello nutrizionale l’ISS, come detto, ha confermato una maggiore presenza di grassi acidi saturi nell’olio di palma rispetto ad altri oli. Sul fronte ambientale ci sono voci discordanti sull’impatto che potrebbe avere lo sviluppo delle coltivazioni di mais o girasole, tuttavia quello che sta succedendo in Malesia e Indonesia è sotto gli occhi di tutti e abbiamo ritenuto di impegnarci subito.

L’olio di palma raffinato, secondo l’Efsa, presenta tre contaminanti tossici, tra cui uno classificato come cancerogeno. Nei vostri prodotti sono presenti contaminanti tossici?

Nell’olio di palma, rispetto ad altri grassi alimentari, un elevato contenuto di acidi grassi saturi che, se assunti in eccesso, produce effetti negativi sulla salute e, in particolare, un aumento del rischio di patologie cardio-vascolari in fasce della popolazione più vulnerabili (tra cui persone con pregressi eventi cardiovascolari, ipertesi, bambini, anziani, dislipidemici e obesi). Poiché vogliamo il bene dei nostri consumatori, inclusi quelli mai sazi dei nostri biscotti, abbiamo deciso di completare il processo di eliminazione dell’olio di palma da tutti i prodotti.

Un altro problema rilevante relativo all’olio di palma è la quantità di grassi saturi in esso contenuti: è vostra prassi monitorate le quantità di grassi saturi nei vostri prodotti? E quelle di grassi trans?

I biscotti Di Leo sono in generale caratterizzati da un basso contenuto di grassi saturi dovuto all’utilizzo di materie prime in linea con un corretto profilo nutrizionale. Nei nostri biscotti non sono presenti grassi trans.

Pensate che per i consumatori sia un valore aggiunto l’assenza di olio di palma?

La presenza di meno grassi saturi va incontro alle crescenti istanze salutistiche dei nostri clienti che apprezzano , al tempo stesso, hanno apprezzato questa svolta anche per i risvolti ambientali della stessa. Inoltre i consumatori hanno riscontrato una coerenza tra il racconto di marca basato sul “ buono di una volta” e le azioni intraprese. L’aver preso da subito una posizione chiara sul tema, ha incrementato la fiducia dei consumatori nei confronti del brand Di Leo.

Perché molte altre realtà tutt’ora lo utilizzano? (anche in prodotti come il dado vegetale o le patatine fritte)

L’olio di palma ha un costo più basso rispetto ad altri oli e presenta caratteristiche chimico-fsiche che lo rendono ottimale nei processi produttivi. Al tempo stesso siamo convinti che ‘volere è potere’ e che la sua sostituzione con altri oli sia possibile per tutti i prodotti da forno al termine di conversioni produttive che, ovviamente, necessitano di tempo e qualche sacrificio in termini economici. Sugli altri prodotti non siamo nelle condizioni di poter rispondere.

In cosa consiste l’Operazione “All’orango io ci tengo!”?

E’ l’iniziativa che abbiamo lanciato lo scorso ottobre insieme all’associazione per la conservazione ambientale forPlanet Onlus presieduta dalla scrittrice e conduttrice televisiva Tessa Gelisio, in collaborazione con la Sumatran Orangutan Society (SOS). Per un anno, dal 1° ottobre 2016 al 1° ottobre 2017, destineremo l’1% del ricavato dalla vendita della linea di biscotti Fattincasa (quelli realizzati dal 1990 esclusivamente con olio di mais) alla salvaguardia degli orango di Sumatra (Indonesia). Nello specifico si reintrodurranno in natura 15 orangutan di Sumatra, si recupererà un ettaro del loro habitat con la piantumazione di 1.000 alberi e si fornirà un supporto alle attività delle associazioni impegnate nella conservazione a lungo termine delle foreste pluviali primarie di Sumatra.

Perché avete deciso di intraprendere iniziative di riforestazione e tutela della flora e della fauna indonesiana?

Perché è proprio a Sumatra, una delle più estese isole dell’arcipelago indonesiano, che l’agricoltura, da anni orientata a impiantare nuove coltivazioni di palma da olio, si sta espandendo anche all’interno delle foreste (ridotte alla metà in 25 anni) e delle aree protette. L’impatto sulla biodiversità unica dell’ecosistema Leuser è notevole: negli ultimi 100 anni la presenza di orangutan è diminuita dell’86%. L’ulteriore degrado di quest’area potrebbe condannare inevitabilmente all’estinzione questa incredibile specie, una delle più vicine all’uomo. Con soli 14.600 esemplari stimati ancora presenti nel loro habitat naturale (fonte SOCP Sumatran Orangutan Conservation Program), oggi l’orango di Sumatra è indicato come uno dei “25 primati più in pericolo del mondo”.

Pensate che una produzione più sostenibile e salubre possa andare di pari passo con le esigenze del mercato e gli interessi economici di un’azienda?

Citando David R. Brower : “Non ereditiamo la Terra da nostri padri: la prendiamo in prestito dai nostri figli”. Dobbiamo pensare a fare impresa ma anche cercare di lasciare il pianeta così come lo abbiamo trovato; sarà un caso ma la nostra linea ‘Fattincasa’, anche grazie agli investimenti in comunicazione, negli ultimi due anni (da quando evidenziamo l’assenza di olio di palma) ha fatto registrare un aumento delle vendite del 156%,

 

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