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Oggi, 22 Aprile, é l’Earth Day, la Giornata della Terra.

Quella Terra che ci ospita e che ci nutre, proprio quella Terra che i nostri avi veneravano come Madre, consci del cordone ombelicale che li univa a lei e del nutrimento prezioso che ne traevano.

Sono consapevole di come oggi queste sembrino parole al vento e vaneggiamenti di un’altra epoca e facciano probabilmente sorridere.

Forse ci sentiamo troppo “avanti”.

Troppo lontani da un rapporto empatico – sinergico – mistico – VERO, con la nostra casa.

Il pianeta terra che James Lovelock chiamò Gaia, l’essere vivente di cui siamo parte più o meno consapevole.

O forse no….

Girando l’Italia incontro sempre più persone che lavorano per ristabilire una relazione più sana e sostenibile con la natura, persone che oggi appaiono forse ancora controcorrente ma che crescono di numero, inesorabilmente.

E non parlo della Green Economy, un concetto spesso cavalcato da chi vuole che tutto cambi in apparenza affinché nulla cambi nella sostanza. Spesso portato avanti dagli stessi elementi del vecchio sistema che sono stati responsabili del problema.

Parlo di chi vuole mettere in discussione il nostro modo di essere parte di questo pianeta, partendo da quello che ciascuno di noi può fare liberamente: cambiare il proprio stile di vita.

Ecovillaggi, orti sociali e frutteti urbani, guerrilla gardening, fattorie didattiche, transition towns, gruppi di acquisto solidale, gruppi di scambio dei semi, solo per citarne alcuni e tantissime altre iniziative dal basso con l’unico nobile fine di coniugare il nostro benessere con quello del pianeta.

E cosi, ad esempio, tanti cittadini si riappropriano di aree abbandonate, che fino a poco prima attiravano degrado e delinquenza. Le ripuliscono, piantano alberi e coltivano orti, creando spazi rigogliosi di vita culturale, oltreché naturale. La condivisione che si crea intorno a questi spazi comuni arricchisce quei luoghi sotto tutti i punti di vista, nondimeno quello sociale.

In un sistema impazzito che non sa dove andare a parare, queste cellule sane – che vanno crescendo esponenzialmente di numero – contribuiscono alla creazione di quel senso di comunità che la politica innanzitutto dovrebbe far proprio.

 

L’uomo è infinitamente piccolo di fronte alla Natura, ma infinitamente grande se accetta di farne parte.
( Blaise Pascal: Filosofo matematico 1623-1662 )

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