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Stiamo discutendo alla Camera il decreto legge 43, un decreto proteiforme che mira a contenere alcune emergenze ambientali, come il rilancio dell’area industriale di Piombino e la ricostruzione delle zone terremotate di Emilia e Abruzzo.

Il decreto, però, porta al suo interno una serie di provvedimenti non attinenti e certamente non emergenziali. Accanto alla ricostruzione, infatti, troviamo provvedimenti in merito all’autostrada Cecina – Civitavecchia, a detta del Governo necessaria alla rinascita industriale di Piombino, mentre, all’articolo 5 si parla di EXPO 2015.

Per semplificare le opere dell’EXPO, sarà consentita la costruzione di manufatti non rispondenti ai criteri di sostenibilità energetica previsti in Lombardia. Ancora peggio si consentirà l’utilizzo di cemento ottenuto con “combustibili solidi secondari” (CSS), un nome che nasconde qualcosa di ben più comune e conosciuto: i rifiuti urbani e speciali.

Il 14 febbraio 2013, alla conclusione della precedente legislatura è stato pubblicato il decreto ministeriale n. 22 che istituzionalizza la pratica di bruciare i rifiuti nei cementifici, nonostante le raccomandazioni del Parlamento Europeo e le buone pratiche che propendono per l’individuazione di una gerarchia dei rifiuti e per l’abbandono delle pratiche di incenerimento di materie recuperabili entro il 2020.

Ma l’EXPO non doveva essere una fiera dell’avanguardia tecnologica e della sostenibilità?

La combustione dei rifiuti è correlata all’emissione di diossine, molecole molto pericolose data la loro particolarità chimica (inquinanti liposolubili, persistenti per decenni nell’ambiente e nei tessuti biologici, dove si accumulano nel tempo). Gli studi sui cementifici che utilizzano rifiuti hanno dimostrato un incremento delle emissioni di metalli pesanti, mercurio, piombo, cadmio in riferimento all’utilizzo di combustibili fossili; è stata rilevata l’emissione di naftaleni policlorinati, sostanze con tossicità diossino simile. Inoltre l’utilizzo di CSS permetterebbe, di fatto, l’innalzamento – da due a nove volte – dei limiti di emissione dei precursori del particolato (PM) rispetto ai valori fissati per gli inceneritori; per gli NOx da 200 mg/Nmc fino a 1800 mg/Nmc. Desta inoltre preoccupazione il fatto che l’Italia abbia il maggior numero di cementifici in Europa peraltro in gran parte «conglobati» nel tessuto delle città.

L’eventuale riduzione quantitativa della concentrazione di diossine nelle emissioni dei cementifici sarebbe abbondantemente compensata dall’elevato volume emissivo tipico di questi impianti; La sostituzione dei combustibili fossili con i rifiuti per gli imprenditori del cemento, economicamente vantaggiosa, agirebbe infatti da concreto incentivo all’aumento della produzione.

La nostra Mozione 1-00030 chiede la moratoria di questa pratica. Con questi attuali presupposti concordiamo che l’EXPO sia un’emergenza ambientale.

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