Ancora i TTIP e ISDS non sono passati, e già ci troviamo a fare i conti con quelli che sarebbero, in dosi molto maggiori, gli effetti di una loro scellerata approvazione. Nel corso dell’estate, infatti, altri due investitori stranieri hanno accusato le Istituzioni italiane di avere leso il loro diritto di far soldi. E ora vogliono essere risarciti, mettendo mano nelle tasche di noi cittadini, ovviamente.
A rivelarlo è il sito Re: Common, che spiega come il 7 luglio scorso alla Camera di commercio di Stoccolma la danese Greentech Energy Systems e il fondo lussemburghese Novernergia abbiano accusato il governo italiano, colpevole di avere ridotto i sussidi alle rinnovabili e quindi le loro possibilità di guadagno nel Belpaese. In pratica è lo stesso motivo per cui nel 2014 altri investitori nordeuropei citarono il nostro paese, ritenendosi svantaggiati dal taglio dei sussidi statali a favore del fotovoltaico.
Il capitalismo moderno segue strane dinamiche. Queste aziende estere volevano fare affari grazie ai nostri soldi pubblici. Non ci sono riuscite. Ora vogliono lo stesso i nostri soldi pubblici.
Il terzo caso di privati che vogliono succhiare dal nostro sistema statale è invece di questo scorso 11 agosto. Riguarda un investitore americano che, in quanto tale, muove la sua accusa tramite una società di comodo registrata in Europa. E a doverne rispondere sarà questa volta l’Avvocatura dello Stato, in un tribunale nominato ad hoc nel forum dell’International Centre for Settlement of Investments Disputes (ICSID) della Banca mondiale.
La questione, soprattutto nel terzo caso, “ha risvolti ancora più inquietanti”, scrive Re:Common: “Il sito dell’ICSID ci dice che gli uffici legali Dentons Europe, Francia, e l’italiano Pavia e Ansaldo rappresenteranno la presunta parte lesa, che è la letterbox company Silver Ridge Power BV, società di comodo numero 24421209 registrata l’11 settembre 2007 ad Amsterdam. La Silver Ridge Power, ex AES Solar, è di fatto una multinazionale con base negli Stati Uniti specializzata in impianti ad energia solare”.
L’ISDS è una minaccia, fra le altre contenute nel TTIP, che va subito fermata. L’Italia, pur immersa nel suo torpore filo-americano e suddito tanto di Washington quanto di Bruxelles lo ha in parte già capito.
Non a caso ha cercato di correre ai ripari uscendo (unico paese ad averlo fatto oltre alla Russia) entro la fine di quest’anno da un altro trattato, risalente al 1994, i cui effetti sono simili a quelli che si prospettano con TTIP e ISDS: quello della Carta dell’Energia (ECT, Energy Charter Treaty). Una mossa utile a metà, visto che il meccanismo di arbitrato di questo antenato dell’ISDS rimarrà in vigore per altri vent’anni.
Ma attenzione, la scelta italiana di uscire dall’ECT non significa che governo Renzi, Ministero dello Sviluppo economico e cricche a seguito siano contrari all’ISDS. “Ne sono anzi dei convinti sostenitori in seno ai negoziati su TTIP e CETA”, scrive Rinnovabili.it: “Proprio come l’ECT, essi contengono, al momento, un analogo sistema di risoluzione delle controversie fra investitore e Stato, che permette alle aziende estere di fare causa ai governi presso Corti private, le cui riunioni avvengono a porte chiuse e le cui sentenze sono inappellabili”.
Insomma, nel TTIP siamo già in parte immersi. O comunque anche attraverso questi vecchi accordi possiamo già vedere come andrebbe a finire nel caso in cui venisse approvato.
E lo Stato italiano, cioè tutti noi, nonostante i debiti, le spese, i tagli e i problemi che oggi si trova ad affrontare anche grazie agli incompetenti e ai cialtroni che lo governano e che lo hanno governato negli scorsi decenni, deve già sborsare cifre enormi per i mancati guadagni di tre aziende straniere. Una addirittura proveniente da un altro continente!
Immaginate con il TTIP cosa succederebbe. E quanto ci potrebbe costare, non solo a livello economico…