Canta vittoria troppo presto l’associazione dei cittadini ‘Campagne liberali‘ che ormai, quasi fosse un mantra, elogia quasi quotidianamente la sostenibilità dell’olio di palma. Per farlo questa volta ha tirato in ballo il rapporto del WWF Germania del 2016 che analizza le criticità ma anche i vantaggi di questa produzione.
Sebbene il rapporto riconosca la maggior resa per ettaro e la versatilità dell’olio tropicale, ammetta le difficoltà nel sostituirlo oggi in tutti i settori e riconosca il fallimento della sua sostituzione con altri oli tropicali non nega però le problematiche ambientali e sociali legate alla sua produzione: perdita di biodiversità, ingiustizie sociali e sfruttamento dei lavoratori (come denunciato da Amnesty), cosa che ‘Campagne Liberali’ naturalmente si è guardata bene dal dire.
Ed è naturale che, per sostenere gli attuali livelli di consumo, sostituire l’olio di palma con altri oli non comporterebbe la risoluzione del problema e non cambierebbe la situazione drammatica dei paesi in via di sviluppo dove sono situate le maggiori piantagioni. Perché è proprio questo il punto, è il meccanismo che è distorto, che non funziona.
Non funziona una delocalizzazione della produzione.