Il problema del lavoro in Italia appare sempre più come la classica coperta troppo corta, che ovunque la si tiri lascia sempre scoperta una parte del letto…
“Incentivo all’assunzione dei giovani !”
Così recita la moda politica del momento.
Ma nel contempo cresce l’esercito dei “vecchi” inoccupati, che tali diventano ad età sempre più “giovani”.
Ormai l’età di vecchiaia in una azienda è scesa sotto i 30 anni e difatti gli incentivi tendono a fermarsi ben al di sotto di tale età.
Per non parlare del fatto che mentre l’età lavorativa si abbassa, quella pensionabile si alza.
E la “terra di mezzo” diviene sempre più ampia, un vero e proprio campo di battaglia dove vigono le dure regole del “si salvi chi può” ed “io speriamo che me la cavo”.
Stando ai dati dell’ISTAT nel 2010 erano 939.000 i disoccupati over 35, il 44,67% dei 2.102.000 disoccupati ufficiali. Nel 2011 967.000 per un 46,30%, nel 2012 superano il 50% su un popolo disoccupato ufficiale di 2.705.000 teste.
Possiamo tutti immaginare la situazione del 2013 e dobbiamo anche considerare che a queste statistiche sfugge una percentuale occulta di diversi punti: E’ “l’area grigia”, ovvero la percentuale composta dagli inoccupati che non hanno i “requisiti” per poter essere classificati dall’ISTAT. Un’area nella quale sono inclusi anche coloro – sempre più numerosi – che nei CPI (Centri per l’Impiego), da cui sono prelevati i dati usati nelle statistiche, non si iscrivono neppure più.
Ma oltre a queste sfasature strutturali vi sono pure quelle temporali, perché molto dipende anche dal periodo in cui queste fotografie statistiche vengono fatte. Chiedere – per esempio – dati sotto le festività attingendo a CPI dove le attività commerciali prelevano le loro provvisorie manovalanze a basso prezzo e magari ad alto contributo Statale, è un modo per abbassare la reale gravità numerica della situazione.
Sotto l’aspetto della pericolosità sociale non vi è poi dubbio sul fatto che i disoccupati “non più giovani” sono molto più critici di quelli giovani, sia perché hanno meno possibilità di poter cercare alternative fuori dall’Italia, sia perché la loro esperienza in caso di rabbia è potenzialmente maggiore e meno prevedibile, soprattutto se hanno famiglia o mutui da sostenere…
Il punto è creare lavoro per più di una generazione di persone, che oggi languono in una situazione indecente e a tratti vergognosa se raffrontata con quella che ha visto emergere l’Italia dei nostri padri e nonni.
Al momento la classe politica al potere in Italia non sembra in grado di dare risposte serie e convincenti sul tema Lavoro, si occupano d’altro, per esempio come poter cambiare la nostra Costituzione…