100.000 morti in un anno. E’ questo l’ammontare dei decessi causati dagli effetti diretti e indiretti degli incendi appiccati in Asia equatoriale nel solo 2015.
Lo rivela uno studio delle università di Harvard e Columbia, pubblicato sulla rivista Environmental Research Letters. Secondo gli esperti in salute pubblica e modelli atmosferici questi roghi, appiccati di proposito dalle multinazionali dell’olio di palma nelle foreste dell’Indonesia, sarebbero la causa di oltre 90mila morti premature in Indonesia, più di 6mila in Malesia e 2.200 a Singapore.
A questa già tragica realtà si aggiungono 500 mila casi di infezione alle vie respiratorie, quasi 50 milioni di persone esposte a fumi tossici 24 ore al giorno per settimane, voli annullati, scuole chiuse anche a Singapore e in Malesia.
Gli incendi sono causati dalla crescente domanda di olio di palma e legname che spinge questi paesi a bruciare le proprie foreste per lasciar spazio alle piantagioni. Il danno per quello che rimane della biodiversità planetaria è incalcolabile: in soli 40 anni abbiamo cancellato dalla faccia della terra il 58% delle specie animali presenti. E il massacro continua dato che gran parte della ricchezza biologica che ci resta si trova proprio nelle aree adatte alle coltivazioni della palma da olio.
Ma gli incendi non distruggono solo le foreste e la vita che le abita. Le foreste forniscono a tutti elementi vitali troppo spesso ignorati: regolano il clima terrestre, le precipitazioni e assorbono la CO2 emessa dalle attività umane. I fuochi che continuano a devastare quelle aree emettono milioni di tonnellate di gas serra che riscaldano il pianeta e destabilizzano il clima peggiorando le catastrofi meteorologiche. Basti pensare che nel 2015 l’Indonesia, devastata dagli incendi, ha superato le emissioni degli Stati Uniti, per capire quanto questa situazione sia ormai fuori controllo.
Le torbiere su cui si sviluppano questi incendi contengono materiale organico combustibile e rilasciano in atmosfera grandi quantità di polveri sottili come i PM 2.5, cioè il principale fattore globale di mortalità legata all’inquinamento dell’aria, si legge inoltre nello studio.
Quali saranno le conseguenze di un sistema economico e industriale che non riesce a fermarsi dal distruggere il nostro futuro nonostante la scienza stessa ci stia mettendo in guardia con previsioni drammatiche?
C’è chi è indifferente a tutto questo: indifferente alla morte e indifferente alla vita. Non dimentichiamo, infatti, che l’ultimo studio dell’Autorità per la sicurezza alimentare europea, ha accusato l’olio di palma di avere gravi effetti sulla salute dei consumatori. Ma a qualcuno non importa.
Olio di palma significa profitto, significa lauti guadagni a fronte di spese irrisorie. E se tutto ciò avviene a discapito della salute e della vita di tutti gli altri, chissenefrega. Come se un giorno, a foreste distrutte, si potessero respirare soldi invece che ossigeno!
Non è la prima volta che la deforestazione sconsiderata ha conseguenze sulla salute di milioni di cittadini in quei paesi, ma i dati del 2015 sono senza precedenti: rispetto alle nubi tossiche della precedente crisi del 2006 sono state colpite il triplo delle persone. Alla faccia delle tanto sbandierate certificazioni di sostenibilità che sono attive dal 2006!
I governi dei Paesi colpiti dai devastanti incendi dovrebbero utilizzare questi dati per conteggiare gli enormi costi di malati e morti, e prendere seri provvedimenti per fermare la devastazione degli ultimi polmoni verdi del pianeta. Ma come più volte si è tentato di spiegare in queste nazioni non vige alcuna regolamentazione a favore dell’ambiente e della salute delle persone. Anzi, il livello di corruzione e di laissez-faire di questi governi raggiunge livelli altissimi che non lasciano presagire niente di buono.
Che fare quindi? C’è chi si gira dall’altra parte e chi decide di agire ora. Del resto, nel nostro piccolo, abbiamo un potere enorme, l’unico in grado di determinare un cambiamento nelle politiche economiche e industriali: scegliere a chi diamo il nostro denaro e non comprare prodotti contenenti olio di palma. Un gesto che fa paura alle grandi multinazionali che cercano, e cercheranno sempre, di convincerci che tanto non cambia mai nulla. Non è così.
Fai la tua parte: non essere complice, evita l’olio di palma. Le alternative ci sono.