DL 69 – “decreto del Fare” – dichirazioni di voto su ordini del giorno – Mirko Busto
L’art. 41 (“Commissari rifiuti” nella Regione Campania) al comma 6, detta disposizioni volte alla nomina, con decreti del Ministro dell’ambiente, di uno o più commissari – ad acta – per provvedere, in via sostitutiva degli enti competenti in via ordinaria, alla realizzazione e l’avvio della gestione degli impianti nella Regione Campania già previsti e non ancora realizzati e ad altre iniziative strettamente necessarie –
in poche parole parliamo di nuovi inceneritori.
Voglio ricordare che il Parlamento europeo, lo scorso 20 aprile ha approvato a stragrande maggioranza la relazione dal titolo “sulla revisione del sesto programma d’azione in materia di ambiente e la definizione delle priorità per il settimo programma”.
In quella sede, l’Assemblea ha chiesto alla Commissione europea una migliore applicazione della vigente legislazione comunitaria sui rifiuti e di precisare obiettivi più ambiziosi di prevenzione, riutilizzo e riciclaggio nonché un netto decremento della produzione stessa di rifiuti.
È stato richiesto, inoltre, di introdurre il divieto di incenerimento dei rifiuti che possono essere riciclati o compostati, una proposta coerente con la gerarchia europea e con la direttiva europea sui rifiuti che stabilisce un «ordine di priorità» di ciò che costituisce «la migliore opzione ambientale nella normativa e nella politica dei rifiuti».
In testa alla gerarchia figura la prevenzione. Ossia misure atte a ridurre la quantità dei rifiuti alla fonte, anche attraverso il riutilizzo dei prodotti o l’estensione del loro ciclo di vita
Segue poi il riutilizzo, ovvero le operazioni di controllo, pulizia e riparazione attraverso cui prodotti o componenti di prodotti diventati rifiuti sono preparati in modo da poter essere reimpiegati senza altro pretrattamento.
Quindi il riciclaggio vero e proprio, ossia qualsiasi operazione di recupero attraverso cui i materiali di rifiuto sono ritrattati per ottenere prodotti, materiali o sostanze da utilizzare per la loro funzione originaria o per altri fini.
Segue poi il recupero diverso dal riciclaggio, come il recupero di energia o altre operazioni il cui principale risultato sia di «permettere ai rifiuti di svolgere un ruolo utile sostituendo altri materiali». A questo proposito, la direttiva precisa che gli impianti di incenerimento dei rifiuti solidi urbani possono essere intesi come attività di recupero ma che riutilizzo e riciclaggio sono da preferirsi in quanto rappresentano la migliore opzione ecologica.
Vi è, da ultimo, lo smaltimento che consiste in qualsiasi operazione diversa dal recupero anche quando l’operazione ha come conseguenza secondaria il recupero di sostanze o di energia
Seguendo questi principi vogliamo sottolineare che l’incenerimento non è da considerarsi una metodologia di smaltimento dei rifiuti efficiente e sostenibile a livello ambientale per le seguenti motivazioni:
1. Efficienza dell’uso delle risorse: l’incenerimento distrugge risorse preziose come metalli, plastiche o materiali biodegradabili, che potrebbero essere recuperati attraverso il riciclaggio. La loro distruzione comporta la necessita di estrarre e processare nuove risorse creando impatti ambientali e incidendo anche sulla bilancia commerciale dato che molte materie prime devono essere importate. L’energia recuperabile con l’incenerimento non è sufficiente a compensare queste conseguenze ambientali ed economiche .
2. Cambiamento climatico: un inceneritore con recupero di energia produce mediamente il 33% in più di emissioni di gas serra che una centrale turbogas. Il riciclaggio, invece, riduce le emissioni evitando estrazione e processamento di nuove materie prime.
3. Occupazione: Il riciclaggio di 10.000 tonnellate di rifiuti ha bisogno di 250 lavoratori rispetto ai 20-30 dell’incenerimento o 10 della discarica.
4. L’incenerimento scoraggia la prevenzione, il riuso e il riciclaggio: dato che questi impianti hanno bisogno di quantitativi costanti di rifiuti per lunghi periodi. Inoltre, il loro elevatissimo costo di costruzione sperpera le risorse pubbliche – che sono limitate – che potrebbero essere utilizzate per metodologie di smaltimento più efficienti.
Ma ci sono altre motivazioni che suggeriscono di perseguire strade alternative rispetto a quella dell’incenerimento dei rifiuti.
Innanzitutto la crisi economica ha portato ad una evidente contrazione dei consumi delle famiglie con conseguente riduzione dei rifiuti urbani e industriali prodotti. Inoltre quasi ovunque in Italia sono aumentate le percentuali di rifiuto che viene differenziato, arrivando a percentuali anche molto elevate. Ne risulta che gli impianti di trattamento esistenti risultano sempre più sovradimensionati e spesso, affamati di rifiuti, arrivando a contenderseli operando prezzi vantaggiosi pur di saturare i propri impianti.
Per questo motivo le aziende del settore guardano con interesse le regioni, come la Campania, che, non avendo una sufficiente dotazione impiantistica, hanno flussi di rifiuti disponibili.
D’altra parte la situazione attuale presenta anche una grande opportunità di cambiamento del sistema generale e di come la nostra società – ed intendo singoli individui, famiglie, reparto industriale, aziende – si rapporta alla produzione ed allo smaltimento del rifiuto.
A nostro avviso, ma è la natura che ce lo dice con messaggi sempre più drammatici, occorre cambiare drasticamente rotta, cambiare paradigma.
In questo senso il proporre nuovi impianti di smaltimento/incenerimento che ricalcano lo schema della distruzione della materia è un approccio errato e fuori dalle reali esigenze della contemporaneità nonché dalle forti aspettative rivolte al futuro non solo del nostro paese ma del pianeta.
Per quanto riguarda la specificità dell’ordine del giorno da me presentato si vuole sottolineare la drammatica situazione della cosiddetta Terra dei fuochi in Campania. Uno dei territori più tormentati e degradati del paese in ambito di offesa ambientale.
Sebbene la questione rifiuti campani sia stata per molti anni all’attenzione del Governo e dei media nazionali a tutt’oggi persistono situazioni assolutamente critiche per quanto riguarda l’incenerimento illegale di rifiuti e materiale di ogni tipo con ricadute devastanti su terra ed aria e quindi sulla salute delle popolazioni;
sul territorio la cittadinanza registra quasi a ritmo quotidiano roghi tossici ad elevatissimo tasso inquinante ai quali la politica non riesce a porre argine e tende più che altro e colpevolmente a stendere un telo di oblio, lasciando appunto che ogni male ricada sui cittadini.
Noi crediamo che la soluzione del problema non passi per la costruzione di nuovi inceneritori e chiediamo al Governo un impegno straordinario per risolvere la problematica attraverso l’avvio di un piano straordinario di recupero e bonifica dei territori interessati dagli incendi garantendo il ripristino della legalità e il massimo livello di tutela per la salute delle persone e dell’ambiente.
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