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Ucciso, scuoiato e appeso in mezzo alla strada. È questo il raccapricciante episodio che si è svolto ieri nel livornese, a Suvereto, ai danni di un lupo. Si tratta di un fatto gravissimo, indice di una situazione fuori controllo.

Non ci bastano le vane promesse del ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti. È anche responsabilità di questo governo se cacciatori e bracconieri si sentono liberi di compiere atti di tale gravità. In un Paese in cui i diritti di chi impugna un fucile per divertimento vengono prima dei diritti degli esseri viventi, dell’ambiente, della biodiversità e del nostro territorio simili derive sono praticamente ovvie.

Spero che il Comando Unità Tutela Forestale Ambientale ed Agroalimentare Carabinieri, e in particolare il nucleo anti-bracconaggio, facciano il possibile per individuare in fretta i responsabili di un simile gesto criminale, fatto nei confronti di una specie già troppo spesso colpita dal fenomeno del bracconaggio. Una specie per cui niente è stato fatto né da parte dell’attuale governo né, tanto meno, dai precedenti. Anzi.

Il Piano lupo, ossia un Piano realizzato senza alcun dato pubblicato, senza conoscere realmente la consistenza della popolazione di lupi in Italia e, soprattutto, senza un reale censimento (peraltro previsto dal piano del 2000), presentato dopo anni di insolvenza e noncuranza, che oggi propone come unica soluzione l’abbattimento, è l’emblema di questo atteggiamento.

Il Piano ancora oggi in discussione nella Conferenza Stato-Regioni non è altro, infatti, che l’ennesimo esempio di come la tutela del nostro inestimabile patrimonio ambientale non sia altro che l’ultimo degli interessi di questo governo, molto incline ad assecondare le richieste dei cacciatori e così poco propenso a pensare al resto. Con i risultati sempre più inquietanti e allarmanti che oggi sono sotto gli occhi di tutti.

 

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