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Macello degli orrori: servono più informazione, controlli e sanzioni per fermare certi scempi ai danni delle persone e degli animali e permettere davvero ai cittadini di scegliere in maniera libera e consapevole cosa consumare.

Per questo vorrei ringraziare Giulia Innocenzi e tutti gli attivisti di NoMattatoio che ieri hanno dato vita al sit-in davanti alla Asl di Frosinone prima e al macello di Ferentino dopo, accendendo un faro su una situazione davvero preoccupante.

Il macello in questione è quello in cui si sono state girate le terribili immagini andate in onda su Rai Due martedì 18 aprile nel programma «Animali come noi» che mostravano chiaramente operatori impegnati nello svolgimento di pratiche vietate e maltrattamenti sugli animali: l’utilizzo ripetuto e continuato del pungolo elettrico, in alcuni casi anche sui cuccioli; la pratica della macellazione difforme dalle prescrizioni normative, con uccisione e stordimento collettivo eseguiti ammassando gli animali nello stesso punto oltre alla decapitazione di animali ancora coscienti. Comportamenti illegali che sembrano avvenire, nella maggior parte dei casi, in presenza di un veterinario pubblico.

Queste immagini a dir poco lampanti, documentate per diversi giorni grazie alle telecamere nascoste dal team investigativo anonimo Free John Doe, non sono bastate alla Asl di Frosinone per far chiudere il macello. Una settimana, questa è stata la chiusura adeguata per la messa a norma del mattatoio secondo il veterinario e i medici Asl che ieri abbiamo incontrato senza però ottenere risposte soddisfacenti.

Com’è possibile che un luogo che presenti diverse criticità strutturali (come l’assenza della camera di macellazione) in soli 7 giorni abbia già sistemato tutto?
Com’è possibile (e quanto può essere efficace) far esercitare i controlli agli stessi veterinari che solo qualche mese fa erano presenti nel macello durante le violazioni della legge e i ripetuti maltrattamenti e non hanno fatto nulla?
Che garanzie ci possono essere per i consumatori se nel luogo di produzione sono abitualmente violate le norme igieniche e sanitarie?
E, infine, che segnale vuole dare la Asl di Frosinone a chi ripetutamente infrange le regole? La decisione di riaprire il macello non è forse un lascia passare per chi lavora in questo modo?

Se chi deve controllare e sanzionare chiude gli occhi, se controllati e controllori vanno a braccetto, se queste situazioni vengono nascoste sotto il tappeto degli interessi di pochi, a perderci siamo tutti noi. Non solo i consumatori che rischiano con la propria salute o gli animali costretti a subire incredibili agonie, ma tutti noi cittadini che prima o poi pagheremo caro il costo di questo sistema malato in cui maltrattamenti, sfruttamento, sprechi di risorse, altissimi impatti ambientali e sanitari sono diventati la norma.

Complice il mercato, l’assenza di trasparenza, di formazione ma – soprattutto – complice un governo assente che non è in grado (o non ha la volontà?) di applicare le leggi, sempre più spesso si ripetono casi di questo genere: allevamenti lager, macelli degli orrori sembrano sempre più spesso la normalità.

Ecco perché ieri ero presente e perché appoggio Giulia Innocenzi nel suo lavoro di denuncia. Ecco perché non mi stancherò mai di ripetere quanto sia importante tenere i fari accessi su queste situazioni per dare realmente alle persone la possibilità di informarsi, scegliere e di tutelarsi.

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