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Udite, udite! Sergio Chiamparino ha annunciato l’avvio di “una campagna di lobbying” per portare in Piemonte il progetto di un nuovo polo scientifico tecnologico sulla fusione nucleare, denominato Dtt, Divertor Tokamak Test Facility.

Un progetto fumoso, la cui cifra si aggirerebbe attorno ai 500 milioni di euro, anche se ancora non c’è dato sapere quanti di questi soldi arriverebbero dal piano Junker, il Piano di investimenti della Commissione europea, quanti dalle tasche di ipotetici partner cinesi e quanti, invece, dalle tasche dei cittadini attraverso contributi dei ministeri e fondi regionali.

Ma soprattutto si tratta di un progetto che si avvicina pericolosamente a quello che compare nel piano per il Deposito nucleare nazionale dove, guarda caso, è previsto proprio un Parco tecnologico di ricerca.

Visto che a pensar male si fa peccato ma quasi sempre ci si azzecca ecco un altro dettaglio da non sottovalutare: la zona individuata da Chiamparino per il polo scientifico è il casalese, un’area molto vicina all’ex centrale di Trino (VC) e all’Eurex di Saluggia (VC) che già ospita il il 96% del volume complessivo di rifiuti radioattivi presenti in Piemonte (stimati attorno ai 90.000 m3, circa il 75% dei rifiuti complessivi italiani) e che più volte è stato dichiarato non idoneo ad ospitare il Deposito Nazionale. Parere negativo giunto anche dall’assessore all’ambiente della Regione Piemonte, Alberto Valmaggia.

E allora perché proprio qui si parla di nuovo polo scientifico tecnologico sulla fusione nucleare? Lo chiediamo a Chiamparino, l’artefice del progetto, attraverso un’interrogazione a prima firma Giorgio Bertola già pronta per essere presentata in Consiglio regionale. È interesse di tutti i cittadini sapere se il polo scientifico sulla fusione nucleare sarà il trampolino di lancio per il Deposito nucleare nazionale.

Così come sarebbe interesse di tutti conoscere la Carta delle Aree Potenzialmente Idonee ad ospitare il Deposito Nazionale redatta da Sogin due anni or sono e di cui ad oggi non si sa ancora nulla, salvo il fatto che rischiamo di pagare ingenti somme all’Unione Europea essendo stato il nostro Paese messo in mora dalla direzione generale Energia della Commissione Europea per il ritardo con cui il governo ha presentato il piano nazionale sulla gestione delle scorie nucleari. Ma chissenefrega dei soldi pubblici! Come al solito in Italia su queste cose si temporeggia… non si può certo rischiare di perdere i voti e i consensi delle aree che sarebbero interessate alla questione. Basta! E’ tempo che le cose vengano spiegate con chiarezza. E’ tempo che si instauri un serio confronto in tema di smaltimento delle scorie, risanamento e riqualificazione, tutela della salute pubblica e salvaguardia ambientale.

E’ tempo che i cittadini siano coinvolti nelle importanti decisioni che riguardano il loro futuro e il loro territorio.
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