Oggi, come ogni 17 giugno dal 1994, si celebra la Giornata mondiale della lotta alla desertificazione. Un appuntamento importante, che vuole sensibilizzare sia sul problema della siccità che su uno dei temi più preoccupanti e allo stesso tempo più ignorati che l’umanità si troverà ad affrontare in questi prossimi decenni: la desertificazione appunto.
La desertificazione è un processo climatico-ambientale, spesso causato o accelerato dalle attività umane, che coinvolge la superficie terrestre portando alla degradazione dei suoli, alla scomparsa della biosfera (flora e fauna) e alla trasformazione dell’ambiente naturale in deserto. La Convenzione contro la desertificazione, o UNCCD (1994) definisce la desertificazione come “[…] il degrado del territorio nelle zone aride, semi aride e sub umide secche attribuibile a varie cause fra le quali variazioni climatiche e le attività umane”.
Il tema della Giornata di quest’anno è il raggiungimento della sicurezza alimentare per tutti attraverso sistemi di produzione sostenibili. Con lo slogan “Non si ha niente per niente – investi nella salute delle terre”, questo evento sottolinea che eliminare la fame e la povertà per tutti è un’altra strada per proteggere i suoli dal degrado.
Purtroppo, come già successo per la Giornata mondiale dell’Ambiente, anche quella dedicata alla lotta alla desertificazione verrà celebrata all’interno del circo Expo, rischiando di perdere automaticamente di valore. Come è possibile parlare di produzione di cibo più sostenibile in un contesto di sprechi, disparità e sperpero di soldi pubblici come quello è per me ancora un mistero. Ma ancora una volta voglio credere alle buone intenzioni del settore agroalimentare.
“L’evento sarà caratterizzato dalla testimonianza di Mario Tozzi, noto geologo e personaggio televisivo esperto ambientale, dalla presentazione dei progressi nella costruzione della Grande Muraglia Verde del Sahel fotografati da Andrea Borgarelo e da alcune esibizioni della Banda senegalese Titi e Baribagass”, viene scritto in un comunicato: “I biglietti d’ingresso per l’Expo (per il solo 17 giugno) sono disponibili ad esaurimento per un numero limitato di partecipanti”.
Mi fa piacere. Invece che andare a Milano e spendere cifre oscene per lo spettacolino offerto, però, preferisco lottare contro la desertificazione a modo mio: eliminando il mio consumo di proteine animali, cercando di avere un’alimentazione sostenibile, e facendo attenzione a tutto ciò che può peggiorare i già drammatici cambiamenti climatici in atto.
E non lo faccio solo, oggi, ma tutti i giorni dell’anno.
Sono infatti convinto che già domani le delegazioni di Senegal, Mauritania, Eritrea, Palestina e tutti gli altri paesi maggiormente interessati da questo inquietante fenomeno (in realtà è una cosa che interessa già anche l’Italia) saranno già finite nel dimenticatoio, nel magico mondo di Expo.
Sarebbe invece meglio che ciò non accadesse, né oggi né mai. Anche perché la desertificazione non è solo un grave problema ambientale, ma anche sociale. Molte delle persone che rischiano la vita per attraversare il Mediterraneo e venire nei paesi “civili” a farsi rinchiudere o insultare, magari, si stanno imbarcando in un tale viaggio proprio a causa di un fenomeno causato soprattutto da noi, e dai nostri stili di vita “civilizzati”.