Orti solidali: come crearne uno?
Vi segnalo l’esempio del progetto Seminare futuro: diventerete agricoltori-custodi della biodiversità!
Preservare la biodiversità che arricchisce territori e persone, tutelando l’esistenza di specie autoctone di grande qualità, selezionate nel corso dei decenni e ben adattatesi al clima delle loro zone.
A portare avanti questa attività è un gruppo di agricoltori-custodi che stanno reagendo a modo loro alla crisi, salvando l’esistenza di antiche varietà locali di frutti e ortaggi.
L’iniziativa, sviluppata da Vianney Le Pichon e Massimo Pinna, è diventata un progetto europeo che si chiama Una rete per le biodiversità transfrontaliere.
Un network che, in pochi mesi, ha aggregato decine di coltivatori italiani e francesi e li ha messi in contatto, portandoli a condividere i loro saperi, oltre che i semi dei rispettivi ortaggi.
Le sementi raccolte, ora, fanno parte di una sorta di “banca” e sono a disposizione di chiunque voglia impegnarsi a diffonderle, seminandole nel proprio orto. In barba ai diktat sempre più invadenti che favoriscono la grande distribuzione a vantaggio delle varietà industriali, e che puntano tutto sulla resa a scapito della qualità.
Filiere corte, chilometri zero, economie locali, e soprattutto sovranità alimentare. Una riconversione ecologica del sistema produttivo che taglierebbe sprechi di ogni tipo: trasporti, carburante, energia.
Il video “Seminare futuro” documenta il progetto, e mostra come le che vi sono persone coinvolte siano pienamente consapevoli del difficile momento mondiale. Non si tratta quindi di pazzi che si rinchiudono nel loro mondo, ma di persone che offrono un modello alternativo a quello dominante.
Orticoltori di tutta Europa unitevi! Nel sito ufficiale del progetto Bioeurope si capisce bene come, anche nelle grandi città del vecchio continente, in questo momento di crisi economica stia crescendo il ritorno alla passione per l’orto.
Sì, anche questa è Europa. Alla faccia degli Ogm così cari a molti in quel di Bruxelles.
Abbracci e Buone Feste, Mirko Busto
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