Vista dall’elicottero del Corpo forestale, la Sardegna è ora una gigantesca graticola.
L’assedio del fuoco è iniziato mercoledì pomeriggio, ma a tutt’ora le fiamme sono ancora alte in molte zone e in diverse province si continua a lottare. Nei dintorni di Ghilarza, in provincia di Oristano, sono state evacuate decine case e in ospedale c’è un allevatore di 52 anni in condizioni disperate per aver sfidato il rogo che stava divorando il suo ovile. A Laconi, un altro paese dell’Oristanese, stamattina la Protezione civile ha ordinato lo sgombero di una casa di riposo: un incendio minaccia da ieri sera la zona di Bingixedda e quaranta anziani stamattina sono stati portati via d’urgenza.
In tanti hanno passato addirittura la notte sotto il cielo: troppo rischioso tornare a casa e qualcuno ha dormito nelle aule delle scuole messe a disposizione dai sindaci.
Questa follia si ripete da tempo, ogni anno nella stagione estiva. Nel 2012 i dati del Corpo Forestale dello Stato testimoniano che nella sola regione Sardegna ci sono stati 805 incendi che hanno interessato un’area complessiva di 3.314 ettari.
Eppure dovremmo essere tutti abbondantemente preparati a questi fenomeni tipici della stagione estiva, ma l’Italia lo sappiamo è un paese strano… ci piace improvvisare, e creiamo emergenze anche quando sappiamo cosa accadrà con larghissimo anticipo…
Ma la situazione sarda è davvero paradossale.
Da un lato infatti abbiamo le ricchezze naturali di uno dei luoghi più belli al mondo.
Dall’altro l’utilizzo che da tempo l’Italia fa di questo territorio; una zona militare.
La Sardegna è la regione Italiana che destina alle servitù militari la percentuale maggiore di territorio, con oltre 35.000 ettari di territorio sotto vincolo. L’Isola ospita strutture e infrastrutture al servizio delle forze armate italiane o della Nato: poligoni missilistici (Perdasdefogu) e per esercitazioni aeree (Capo Frasca) e a fuoco (Capo Teulada), aeroporti militari (Decimomannu) e depositi di carburanti. In questa overdose di presenze militari però, sembra proprio che i mezzi atti a combattere gli incendi siano pochi ed insufficienti.
E qui tocchiamo il tasto dolente dei Canadair, i famigerati aerei bimotore usati per spegnere gli incendi. Per la regione Sardegna, infatti, sono previsti in dotazione solamente due Canadair, dopo le riduzioni al bilancio della Protezione civile. A supporto dei due Canadair ci sono solo 11 elicotteri, acquistati peraltro con risorse regionali; I due Canadair risultano spesso fuori uso, a causa delle troppe ore trascorse in volo, o impegnati altrove, a centinaia di chilometri di distanza, o peggio ancora oltre Tirreno.
E mentre guardiamo la natura meravigliosa che brucia, i boschi di querce da sughero secolari distrutti e le lunari distese di terra bruciata, che presto saranno nuove aree a rischio desertificazione, il pensiero va ancora una volta verso l’uso dei soldi pubblici.
Sempre pochi per salvaguardare il vero patrimonio di tutti noi e sempre abbondanti per difenderci dai nostri veri terribili nemici.
I pericolosi e temibili pirati saraceni!!??
Quanti Canadair avremmo potuto acquistare e operare con il denaro pubblico investito in cacciabombardieri F35? Perché non mandiamo gli F35 a spegnere gli incendi in Sardegna?
Vero Francesco Boccia?
Ecco il video del mio intervento:
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