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Partiamo con qualche numero, giusto per farsi un’idea dell’importanza dell’argomento “mobilità sostenibile”. Negli USA sono immatricolate 804 automobili ogni 1.000 abitanti. L’Italia è al secondo posto, in quanto a numero di auto per numero di cittadini: 606 ogni mille abitanti. Ci sono poi i giganti asiatici, Cina e India, dove il tasso di motorizzazione, per ora, è rispettivamente “solo” di 58 e 27 (dati del 2010).

Cosa succederebbe se tutti i cinesi o gli indiani (oltre due miliardi e mezzo di persone) avessero l’automobile? Penso si potrebbe ipotizzare un collasso generale nella fornitura di combustibili fossili e minerali, oltre che incalcolabili effetti sull’ambiente. Eppure potrebbe andare così.

In Cina, è prevista entro il 2030 una crescita che porterà dagli attuali 58 a 200 – 300 veicoli ogni 1.000 abitanti. Ma potrebbero essere molti di più. Con 600 – 800 veicoli ogni 1.000 abitanti, cioè come in Europa e USA, solo in Cina avremmo un miliardo di auto in circolazione in più, e i veicoli cinesi potrebbero consumare da soli dal 12 al 18% del petrolio totale globale.

E in Italia? Come accennato, il numero di auto è già tale da farci avere tristi primati, sia in termini di traffico, che di inquinamento. Ecco perché quello della mobilità sostenibile è un campo su cui in Italia si dovrebbe sicuramente investire di più. Ovviamente nelle grandi città, in modo da ridurre traffico, emissioni inquinanti e incidentalità. Ma anche nell’ottica di rivitalizzare un turismo che, di anno in anno, perde sempre più terreno nonostante le potenzialità del nostro Paese.

Parlare di mobilità sostenibile significa parlare di occupazione, riduzione dell’inquinamento, economia connessa alle strutture ricettive, incentivi alle produzioni alimentari locali di qualità, tutela della biodiversità. Al mondo, e in particolare in centro e nord Europa, ci sono già molti esempi che si possono semplicemente imitare, quando l’obiettivo è la riduzione del traffico urbano e delle emissioni inquinanti.

Un serio sviluppo della mobilità sostenibile, inoltre, potrebbe portare in tempi relativamente brevi a una maggiore valorizzazione dei territori e delle loro economie (in questo caso davvero “green”). Che, per essere attuata, ha bisogno del supporto delle scuole e delle istituzioni politiche. Oltre che di un cambiamento culturale che, anche in Italia, può e deve avviarsi.

Le politiche di sostenibilità dei trasporti hanno infatti più successo non solo dove le diverse tipologie di intervento sono state applicate in maniera integrata in modo da rinforzarsi una con l’altra (i singoli interventi applicati senza curarne sincronismi e sinergie risultano quasi sempre inefficaci), ma anche e soprattutto dove queste misure di riduzione del traffico non sono state prese dalla popolazione come un obbligo o una limitazione. Anzi, al contrario, sono state giustamente viste come un tentativo concreto di migliorare la loro qualità di vita.

Tra gli interventi più efficaci ci sono ad esempio il potenziamento del trasporto pubblico locale (corsie riservate e vie preferenziali, sistemi di integrazione tariffaria, strumenti per l’infomobilità), l’adozione di specifici strumenti di pianificazione (come ad esempio il Piano Urbano della Mobilità), lo sviluppo della mobilità pedonale (pediplan, pedibus) e di quella ciclabile. O ancora politiche di tariffazione e pedaggi (accesso a pagamento in particolari zone urbane), sosta a pagamento, pianificazione della mobilità aziendale (in Italia sono solo poche decine i mobility manager delle grandi aziende), implementazione di sistemi di telelavoro, trasporto a chiamata e, per chi proprio non può fare a meno dell’auto, introduzione di servizi di car sharing e car pooling.

L’intento, con queste misure, è quello di migliorare salute e qualità di vita, ma anche di evitare il collasso ambientale del pianeta. La condivisione di automobili e bici, stazioni di ricarica per chi possiede auto elettriche, il miglioramento o lo sviluppo di nuove aree ciclabili e pedonali risultano quindi di fondamentale importanza.

Solo una gestione mirata del traffico e dei trasporti e rendendo le aree commerciali, i luoghi di lavoro e quelli dei servizi pubblici facilmente raggiungibili a piedi, in bici o con i mezzi pubblici potremo davvero ridurre l’utilizzo dell’auto o altri mezzi di trasporto inquinanti.

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