Quando si ha dei bimbi piccoli, si ha in qualche modo a che fare con il cambio dei pannolini. C’è chi gli insegna da subito a usare il vasino, chi usa i pannolini lavabili, chi invece, per necessità o per scelta, utilizza quelli usa e getta. Questi sono la maggioranza dei genitori.
Sembrerebbe una cosa di poco conto, ma così non è. Con i loro bisognini, anche i più piccoli impattano notevolmente sull’ambiente. I loro pannolini, infatti, rappresentano un importante 3% dei rifiuti solidi urbani: 900.000 tonnellate. Che, di solito, finiscono per oltre i tre quarti in discarica (77%), oppure inceneriti (23%). Questi rifiuti sono stati infatti fino a oggi etichettati come “non riciclabili”.
Ogni bambino produce circa una tonnellata di rifiuti, e il loro costo di smaltimento varia da 100 a 150 euro a tonnellata. Soldi che le amministrazioni locali prendono da noi cittadini, ovviamente. Un problema economico, ma anche e soprattutto ambientale: il loro tempo di decomposizione infatti varia da 200 a 500 anni, e la loro degradazione rilascia sostanze nocive, fra cui la diossina.
Una soluzione interessante arriva da Lovadina di Spresiano, in provincia di Treviso, dove è stato inaugurato il primo centro in cui si possono riciclare queste enormi quantità di cellulosa e plastica. E l’idea viene proprio da uno dei principali responsabili di queste montagne di rifiuti. Si tratta di Fater, azienda italiana proprietaria di marchi famosi come Pampers, Lines e Tampax.
Se si tratta di marketing o di un effettivo interesse per l’ambiente si vedrà. Sta di fatto che questa azienda ha messo a punto un impianto pilota che può riciclare i prodotti assorbenti che produce. Come i pannolini per bambini, appunto, ma anche assorbenti per donne e pannoloni per l’incontinenza, da cui si può ottenere “materie prime seconde” come plastica e cellulosa.
In pratica, da questi assorbenti si può ottenere plastica in granuli e materia organico-cellulosica completamente sterilizzate, senza additivi chimici o combustione, semplicemente lavandoli e sterilizzandoli tramite vapore a pressione in modo da eliminare i potenziali patogeni e i cattivi odori.
Può sembrare poco, ma da 1 tonnellata di rifiuti si possono estrarre 350 kg di cellulosa in grado di rendere 150 kg di plastica riutilizzabile. Ma soprattutto, il riciclo dei soli pannolini potrebbe portare a un taglio di 64 milioni di kg di CO2 all’anno. L’impianto, a regime, può arrivare a trattare fino a 8mila tonnellate di rifiuto all’anno servendo una popolazione di 800mila persone.
Ben vengano soluzioni di questo tipo, soprattutto quando arrivano dal nostro Paese.
Però, anche aspettando il vasino, ricordiamoci sempre una cosa molto importante: il miglior rifiuto è sempre quello non prodotto!