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Si è parlato tanto di clima e rinnovabili, soprattutto durante i giorni di COP21. In tanti si sono stracciati pubblicamente le vesti in nome della difesa del clima, dello sviluppo delle rinnovabili e del dovere tentare di mantenere la vita su questo pianeta per come la conosciamo. Eppure, la realtà è tristemente lontana dalle dichiarazioni sentite a Parigi: sia in Italia che all’estero dominano incontrastati i combustibili fossili. E fra chi avrebbe i mezzi per dare un decisivo impulso alle energie pulite, c’è chi si imbarca in (folli) progetti nucleari.

Partiamo dai fossili. In tutto il mondo, al momento, sono la principale fonte di energia. Salvo qualche rara eccezione, carbone, gas e petrolio continuano a soffocare (letteralmente) ogni possibilità di reale sviluppo alternativo. Complici gli aiuti (generalmente pubblici!) che continuano a ricevere.

Secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia, infatti, nel solo 2013 queste tre fonti di energia hanno ricevuto ben 550 miliardi di dollari in incentivi: il quadruplo di quanto è stato concesso alle rinnovabili. Il tutto, utilizzando anche 250 meccanismi di agevolazione.

In Italia, la situazione è in proporzione anche peggiore. Come ha recentemente rivelato Legambiente con il rapporto dall’esplicito titolo “Stop sussidi alle fonti fossili”, proprio mentre si sono fatti drastici tagli ai finanziamenti destinati alle energie pulite, il governo delle trivelle ha regalato 14,7 miliardi di euro (nostri!) ai killer del clima.

Alla faccia del libero mercato dell’energia!

Questa torta da quasi 15 miliardi sottratti impunemente ai cittadini italiani si divide in sovvenzioni a centrali che sfruttano fonti fossili con il famoso CIP6 (907 milioni), sconti su pedaggi autostradali, premi INAIL e RCA ed esenzioni dall’accisa sul gasolio per l’autotrasporto merci (4,7 miliardi).

L’assurda cifra di 2,1 miliardi di euro è invece destinata “alle aziende che trivellano il suolo in caccia di idrocarburi, sotto forma di royalties molto basse rispetto al resto d’Europa per le imprese che scavano”, spiega questo interessante articolo che vi consiglio di leggere: “In altri casi ci sono esenzioni totali, o i canoni per i permessi di prospezione sono inalterati da anni”.

Ma se in Italia a queste assurdità siamo abituati, così come a non prendere sul serio discorsi vuoti e retorici come quello di Matteo Renzi a Parigi, durante la COP21 c’è stato un altro intervento che mi ha colpito profondamente, anzi inquietato: quello del miliardario Bill Gates.

Già noto alle cronache green per i suoi generosi contributi alla controversa banca dei semi costruita in Norvegia, così come per la sua passione per gli Ogm, il fondatore di Microsoft ha descritto durante la Conferenza parigina in cosa consiste un nuovo progetto su cui ha deciso di investire i suoi quattrini: la Breakthrough Energy Coalition.

Di cosa si tratta? In pratica, di un gruppo di miliardari (oltre a Gates ci sono Richard Branson, fondatore di Virgin; Mark Zuckerberg di Facebook; Jeff Bezos di Amazon; George Soros e molti altri) che, con un patrimonio collettivo stellare di oltre 350 miliardi di dollari, vuole salvare il mondo.

Come? Fornendo energia pulita a tutto il pianeta, ovviamente. A partire dalle nazioni in via di sviluppo.

Ci sono però due problemi, quelli per cui ho trovato inquietante l’intervento di Bill Gates: da una parte, questa coalizione di filantropi vuole investire decine di milioni di dollari in ricerca che possa portare a dei miglioramenti sul lungo termine, mentre la COP21 ci ha ricordato una volta per tutte che di tempo non ce n’è più; dall’altra, il fatto che il Breakthrough Institute potrebbe essere solo una messa in scena per ridare vita alla moribonda industria nucleare con la solita scusa: rispetto ai combustibili fossili, produce meno CO2.

Lo spiega bene un dettagliato articolo apparso in questi giorni su Counterpunch.org (anche questo da leggere, se sapete l’inglese), che si fa una domanda semplice: perché Gates dice che per sconfiggere il climate change servono più ricerca, più innovazione, più investimenti, quando abbiamo tutte le tecnologie per avviare da subito una transizione energetica verso un pianeta low carbon? Cosa c’è dietro la smania di filantropia green di questi personaggi?

“Dovremmo continuare a sviluppare l’energia nucleare”, affermano sul sito della Coalizione i miliardari ambientalisti. Che alcuni di essi siano ideologicamente o economicamente coinvolti in affari atomici conta poco. Conta invece quello che fa presente l’autrice del pezzo che ha rivelato questo strano gruppetto di affaristi, Linda Pentz Gunter: anche solo “gli spiccioli dei membri della Breakthrough Energy Coalition potrebbero, su larga scala, distribuire l’energia eolica, solare e geotermica”.

Le rinnovabili!

Tecnologie che non sono in attesa di essere inventate, ma sono solo in attesa di non essere più penalizzate in nome di interessi fossili o progetti assurdi. Ma purtroppo, come la COP21 ci ha dimostrato un’altra volta, manca la volontà politica di cambiare la situazione. O meglio, di alcuni politici.

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