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A Natale si sa, si è tutti più buoni. E proprio in questo periodi in molti, per essere più buoni, decidono di donare un po’ di soldi a iniziative benefiche. Tra queste Telethon, la storica maratona televisiva e radiofonica che ormai da decenni va in onda sulle reti Rai per raccogliere fondi per la ricerca.

Bellissimo, se non fosse che Telethon finanzia attivamente la sperimentazione animale, con numerose procedure effettuate in vivo, come si può leggere chiaramente sul loro sito

è spesso necessario, prima di somministrarli ai malati, controllarne l’efficacia e l’assenza di tossicità in un organismo complesso il più possibile simile all’uomo” affermando inoltre che “moltissimi passi avanti compiuti dalla medicina negli ultimi decenni, passi avanti che hanno guarito o alleviato le sofferenze di milioni di malati al mondo, non sarebbero stati possibili senza una motivata, attenta e accurata sperimentazione sugli animali.

La questione della sperimentazione animale è seria e sempre più combattuta: molti studi scientifici ormai dimostrano che studiare malattie tipicamente umane su animali non ha senso. E non si tratta di questioni animaliste ma, appunto, scientifiche: troppe volte miracolose cure sui topi finiscono nel nulla perché nel salto di specie topo-uomo le roboanti promesse si sfracellano.

Perché non approfondire queste ricerche? Come ha fatto per l’US National Library of Medicine National Institutes of Health che, in uno dei più importanti ed approfonditi studi mai eseguiti in quest’ambito, ha accertato che l’incapacità degli esperimenti sugli animali di predire il comportamento farmaco-tossicologico sugli esseri umani.

Il report pubblicato recentemente dimostra che i dati ottenuti dai “modelli animali” risultano irrilevanti e di poca o nessuna utilità per gli scopi prefissati. Da esso si evince che  la sperimentazione animale non è uno strumento di indagine scientifica affidabile ed attendibile in funzione della medicina traslazionale umana. E NON lo è, né se prendiamo un topo come “alter ego umano”, né se prendiamo una scimmia. Infatti in questo studio sono  stati presi in esame i dati ottenuti da procedure sperimentali eseguite su topi, ratti, conigli, cani e primati non-umani, ovvero 5 specie animali utilizzate regolarmente nella ricerca biomedica e tossicologica, per un totale di oltre 3000 farmaci testati!

Interessante notare che la comunità scientifica, l’industria farmacologica e gli enti regolatori non hanno sollevato osservazioni critiche circa la solidità della metodologia utilizzata nel predetto studio quindi, vi è una certa e diffusa consapevolezza – anche se purtroppo sottaciuta per vari motivi e censurata dai media-  sulla palese inadeguatezza della sperimentazione animale.

Chi ha il dovere  deontologico e/o istituzionale di rimediare a questa preoccupante situazione preferisce continuare a starsene comodo sul vecchio carrozzone, addirittura riempiendo piazze, piagnucolando che senza animali la scienza si ferma quando invece è sempre più scientificamente acclarato che  gli animali  sono una zavorra ormai inaccettabile della ricerca moderna in ambito di medicina umana, che ha bisogno solo e soltanto di dati umani.

Questo è quello che molte associazioni animaliste, molti medici, scienziati e ricercatori sostengono, prove alla mano, da tempo. Ma di certo, scriverlo così non fa notizia. Meglio allora fomentare l’ennesimo scontro tra chi è a favore e chi è contro, meglio aizzare le persone, meglio puntare al sensazionalismo gretto che confonde anziché informare e che fomenta sterile tifo da stadio da cui tutti escono perdenti. Basti notare quale frase viene citata come apertura di questo articolo o di questo per capire che direzione sta prendendo questo dibattito.

Per fortuna sempre più persone decidono di cambiare canale quando il palinsensto propone le maratone Telethon e scelgono di  non donare ad Enti utilizzano queste pratiche medioevali. Magari scegliendo di approfondire davvero la questione, mettendo anche in discussione dogmi passati per intoccabili da una vita di interessi e omertà, ma oggi sempre più scalfiti dall’evidenza scientifica e dalla coerenza.

 

 

 

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