Secondo la FAO, saremo 9 miliardi solamente entro la metà di questo secolo e, cosa ancora più preoccupante, per sfamarci tutti sarà necessario un aumento della produzione globale di cibo dal 70 al 100%. Negli stessi anni il mondo dovrà affrontare sfide molto impegnative per garantire un piatto di cibo per tutti.
Oltre a ciò, può avere presto gravi conseguenze lo spostamento, specie nelle economie emergenti, da modelli di consumo alimentare tradizionali verso quelli tipici dei paesi ricchi industriali a più alto impatto ambientale e più elevato consumo di risorse: più alimenti trasformati, conservati e soprattutto più alimenti di origine animale.
Un altro fenomeno da non sottovalutare è la diretta competizione tra le bioenergie (biocombustibili, biomateriali, ecc.) e la produzione alimentare. Siamo in un sistema in cui si coltiva per bruciare ciò che si raccoglie: una delle invenzioni più immorali del sistema industriale moderno. E abbiamo anche visto cosa è successo negli anni scorsi, quando il settore energetico ha creato un’impennata dei prezzi delle derrate alimentare in molti paesi del sud.
Dal lato della produzione, fattori limitanti come il cambiamento climatico e l’estremizzazione del tempo potranno portare a una perdita di resa dei raccolti. Si calcola addirittura che nella produzione di riso, grano e mais, la produzione sia destinata a diminuire del 10% per ogni grado centigrado di aumento della temperatura. Cambiamento climatico, inoltre, vuol dire innalzamento del livello dei mari, e quindi meno suoli fertili disponibili.
Una fertilità che si sta perdendo anche a causa del sovra-sfruttamento dei terreni, e di pratiche che, invece di conservare i suoli, li impoveriscono fino a renderli completamente improduttivi. C’è anche la questione del cosiddetto “picco dei cereali”. Si sono infatti raggiunti i limiti della resa agricola, con quella cerealicola che in molti paesi ha raggiunto un livello non più innalzabile.
Altro problema, e forse più importante di tutti, legato alle nostre diete insostenibili: quello dell’esaurimento risorse idriche. Sempre secondo la FAO, entro il 2025 1,8 miliardi di persone vivranno in paesi con scarsità d’acqua assoluta, e due terzi della popolazione mondiale in condizioni di stress idrico.
La crescita della popolazione mondiale e lo spostamento verso modelli alimentari “occidentali” ad elevato consumo di proteine animali non può che aggravare la situazione.