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Eh sì, non basta il rosso delle fiamme che sta facendo strage del nostro patrimonio naturale.  Ora ci si mette pure l’ennesima coltellata alle spalle (degli orsi e dei lupi) da parte del biopatico Ugo Rossi, presidente della Provincia autonoma di Trento. Lui ha firmato in tempo di record un’ordinanza per catturare l’orso, protagonista di un incidente avvenuto alcuni giorni fa a Terlago (Trento) che avrebbe ferito un uomo che passeggiava col cane. Al di là di come siano andati realmente i fatti (c’erano i cuccioli nelle vicinanze? il cane non era al guinzaglio e ha spaventato forse l’orsa?) questo evento ha contribuito a facilitare l’apertura della caccia all’orso. Infatti, la Provincia di Trento, subito dopo l’aggressione, ha avuto il via libera dalla Commissione dei Dodici (Commissione paritetica Stato-Regioni per il Trentino Alto Adige) alla presentazione, in Consiglio dei Ministri, della totale autonomia di intervento sui plantigradi e, visto che c’erano, anche dei lupi. Nel quasi assoluto silenzio dei media, infatti, mancherebbe solo la firma di Gentiloni a questo ennesimo scempio del patrimonio naturale italiano.

Rossi e il suo entourage, non paghi di aver ottenuto qualche mese fa la possibilità di realizzare senza alcun controllo nazionale il proprio Piano venatorio, fanno fatica a comprendere il concetto che la fauna è patrimonio indisponibile dello Stato, e per Stato si intende l’Italia intera, la stessa che pagherebbe sanzioni europee se il progetto di reintroduzione dei grandi carnivori, presi i soldi europei, andasse male.

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Il progetto Life Ursus è nato, infatti, nel 1996 con l’obiettivo di risollevare le sorti dell’ultimo nucleo di orso bruno delle Alpi italiane. Per quanto riguarda il Trentino, il rischio di estinzione di questo animale si era fatto sentire soprattutto negli anni ’90 quando la presenza del grande carnivoro era di soli tre o quattro esemplari che si trovavano nella zona del Brenta nord orientale. Life Ursus prevede quindi che le istituzioni locali e nazionali tutelino e proteggano la presenza degli orsi e di tutta la loro varietà di comportamenti propri della specie. Tale tutela deve essere garantita in special modo nei confronti degli orsi appartenenti al progetto Europeo anche in considerazione del fatto che cospicui fondi Europei e Statali sono stati finalizzati espressamente a questo scopo.

«La convivenza fra uomo e orso è possibile», si legge sul sito della provincia di Trento, «a patto che si rispettino alcune semplici regole di comportamento. A questo obiettivo lavora, da tempo, la Provincia autonoma di Trento, che ha messo in campo una serie di strumenti finalizzati ad informare la popolazione sul progetto orso e soprattutto su come comportarsi in caso di incontro con questo mammifero che è tornato a popolare il territorio del Trentino occidentale». Mi chiedo se questo sia stato davvero realizzato. Perché con ogni probabilità, se i cittadini fossero stati adeguatamente informati, non avrebbero rischiato di infilarsi in zone dove è noto che si possano incontrare gli orsi (per di più con i cani non al guinzaglio, uno dei comportamenti sconsigliati in caso di passeggiata fra i boschi in aree “a rischio”) o quantomeno sarebbero andati con la giusta “preparazione”. Gli spazi per i selvatici sono sempre più ridotti a causa della mano dell’uomo per cui ora sta proprio all’uomo individuare forme di convivenza. Soluzioni che sono già state individuate ma che forse non sono state promosse a sufficienza. Per quale ragione mi chiedo?

L’orso è per natura un animale diffidente, specialmente con l’uomo e come tutte le specie selvatiche preferisce evitare il contatto. L’orso non attacca l’uomo, se non è provocato/disturbato e mantiene costantemente la distanza di fuga. Bastano quindi poche semplici norme di comportamento per ridurre al minimo i già di per sé improbabili rischi di aggressione attiva. «Un orso che salta fuori all’improvviso manifestando aggressività è tipicamente un comportamento difensivo, ovvero di un animale sorpreso e infastidito in qualche modo. Un’autodifesa, che è praticamente la totalità degli eventi di attacco da orso in Europa», argomenta Zeni, forestale e che nel suo libro In nome dell’orso dedica un lungo capitolo agli attacchi.

La convivenza con i selvatici è possibile quando la popolazione locale viene appositamente formata e quando viene incentivato il turismo consapevole. In Trentino invece ci sono orsi “assatanati” oppure, cosa più probabile, una totale malafede sicuramente più comoda che organizzare una capillare educazione alla corretta coesistenza con gli orsi, ripopolati in Trentino tramite ingenti fondi comunitari.

Mi rivolgo dunque al Presidente Gentiloni e al ministro dell’ambiente Galletti affinché si esprimano e in tempi brevi contro questo scellerato provvedimento.

 

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