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Ti sei mai chiesto come mai sui media italiani si parla così poco di nucleare?

Come sapete, gli Italiani hanno scelto per ben due volte, nel 1987 e nel 2011, di non ricorrere all’energia nucleare. Entrambe le volte si andò al voto con il vivido ricordo delle due più grandi tragedie nucleari, Chernobyl e Fukushima.

Ma il pur breve passato nucleare italiano nasconde una pesante eredità: 90mila metri cubi di rifiuti. Non sono solo le scorie dell’attività del passato ma anche rifiuti radioattivi dovuti allo smantellamento, in corso, degli impianti nucleari italiani.

Ben pochi ne parlano, eppure, a causa dell’inettitudine di questo governo, si continuano ad accumulare ritardi che, oltre al rischio per la popolazione, rappresentano anche un costo spalmanti sui cittadini, che lo pagano nelle bollette elettriche!

Siamo talmente in ritardo che adesso anche l’Europa minaccia di intervenire…

A causa della mancata comunicazione del programma per la gestione delle scorie radioattive e dei consistenti ritardi nella pubblicazione della carta dei luoghi adatti alla costruzione del deposito nazionale l’Unione Europea minaccia, infatti, una procedura d’infrazione per il nostro Paese.
È infatti notizia di questi giorni che l’Italia rischia nuove sanzioni per la mancata applicazione della direttiva Euratom che chiedeva al Governo italiano di redigere un programma nazionale per la gestione dei rifiuti radioattivi entro il 31 dicembre 2014.

Il programma avrebbe dovuto contenere un piano con soluzioni e scadenze temporali chiare per la gestione dell’eredità nucleare italiana. Ma l’inadempienza di una politica incapace e distratta su una questione così cruciale per la sicurezza e la salute dei cittadini, rischia di costarci cara anche dal punto di vista economico.

Purtroppo non si tratta solo di questo: in gioco c’è la vita e la salute dei cittadini italiani. Ad oggi, infatti, la maggior parte dei rifiuti nucleari si trova in depositi temporanei ricavati in luoghi totalmente inadeguati al compito. Uno tra tutti è il deposito di Saluggia, in Piemonte. Qui, un eventuale rilascio di radioattività potrebbe contaminare, tramite i corsi d’acqua adiacenti all’area adibita a deposito, tutta la Pianura Padana e l’Adriatico. Com’è risaputo, però, l’Italia è il Paese delle emergenze e allora forse è meglio lasciare tutto così com’è nell’attesa delle prossime sanzioni europee o del prossimo disastro.Forse più che dei rifiuti nucleari, il Governo ha più paura di affrontare un tema così spinoso ed elettoralmente pericoloso.

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