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Carne, Lorenzin la riabilita alla faccia dell’Oms

A ottobre 2015 è stato reso pubblico il report dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sulla cancerogenicità della carne consumata.
Lo studio condotto dallo IARC (International Agency for Research on Cancer) ha inserito la carne lavorata nel gruppo “1” delle sostanze che causano cancro, dove ci sono anche sigarette, alcol, arsenico e benzene. La carne rossa non lavorata invece compare nel gruppo “2A”, quello delle sostanze “probabilmente cancerogene“, dove c’è anche il glifosato.

Il Ministro della Salute Lorenzin, evidentemente preoccupata per le possibili conseguenze sulla salute degli italiani, si è affrettata a chiedere un approfondimento al Comitato nazionale per la sicurezza alimentare. Proprio in questi giorni è stato reso pubblico il parere del Comitato al termine di un’attenta analisi durata “addirittura” 3 mesi. Per la precisione lo staff presieduto dal “famoso” Dr. Giorgio Calabrese (onnipresente in tv e giornali e già Giudice del Concorso Galassia Salumi come riporta il suo stesso Curriculum) si è riunito per un totale di ben tre sedute: il 4 novembre 2015, il 9 dicembre 2015 e il 4 febbraio 2016.

Dopo cotanto studio il Ministero della Salute ci rassicura informandoci che l’insorgenza del tumore “è un evento derivante da più fattori di natura individuale, comportamentale e ambientale, tra i quali vanno considerate anche le abitudini alimentari e che l’effetto cancerogeno delle carni è condizionato da abitudini di cottura e trasformazione e che, d’altro canto, la carne costituisce una importante fonte di proteine ad alto valore biologico e di altri nutrienti essenziali per la vita, soprattutto in alcune fasce d’età e condizioni di salute. Sulla base di tali considerazioni, la Sezione del CNSA raccomanda di seguire costantemente un regime alimentare vario, ispirato al modello mediterraneo”.

La prima cosa che viene da chiedersi è come può un’istruttoria svoltasi nell’arco di tre mesi e in sole tre sedute, mettere in discussione uno studio dell’organizzazione mondiale della sanità che ha analizzato ben 800 studi scientifici decennali sul cancro. Ma volendo sorvolare sul dettaglio dell’accuratezza dello studio, saremmo curiosi di sapere cosa si intende per “modello mediterraneo”.

Basterebbe infatti pensare a come la nostra alimentazione si sia evoluta negli ultimi cinquant’anni per capire che la nostra dieta è lontana anni luce da quella mediterranea, con cui sono cresciuti e invecchiati i nostri nonni. Basti pensare che dal 1961 ad oggi i consumi annui di carne sono quai triplicati passando da 31 kg a 86,7 kg per abitante. Di quale dieta mediterranea stiamo parlando?

Secondo il World Cancer Research Fund per limitare l’incidenza del cancro al colon retto non si dovrebbero superare i 42,9 g al giorno di carni rosse per un totale di 15,66 kg all’anno. Secondo le linee guida per la protezione della salute americane – Dietary guidelines for Americans – l’apporto massimo consigliato di carni (rosse e bianche) ammonterebbe a 34,31 kg all’anno. Numeri decisamente inferiori agli attuali consumi annui italiani.
A quanto pare però, neanche questi numeri sono piaciuti al Ministro Lorenzin e al Dottor Calabrese che, andando in decisa controtendenza sia a questi che ai dati Oms, paiono assolvere la carne e puntare il dito contro le modalità di cottura, di trasformazione e lavorazione. Su che basi per ora non è dato saperlo. Come non è dato sapere quali siano i veri interessi del Ministro Lorenzin e del compare Calabrese, in apparenza molto più ansiosi di tranquillizzare la popolazione e di andare in soccorso a un’industria della carne sempre più in difficoltà che di tutelare la salute dei cittadini.
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