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Non solo glifosato. Anche alaclor, atrazina, terbutrina e clorpirifos invadono le falde acquifere italiane nel silenzio e nell’indifferenza generale.

Tanto che male potrà mai fare un pesticida in più nelle nostre già martoriate acque? In realtà un po’ di differenza la fa. Questi nomi che ai più non diranno assolutamente nulla sono in realtà veri e propri veleni che ormai hanno infestato completamente i nostri suoli, l’acqua e di conseguenza il cibo che arriva sulle nostre tavole.

A dirlo è il secondo rapporto dell’Ispra sui pesticidi 2013-2014 (ossia l’ultimo pubblicato, disponibile a questo link) secondo cui queste sostanze si trovano in concentrazioni molto superiori agli Standard di Qualità Ambientale (SQA).

Con tutto ciò che ne consegue per l’ambiente e per la salute di tutti noi.

Proprio il clorpirifos, per esempio, è un pesticida organofosforico tuttora in fase di revisione presso la Commissione Europea per problemi legati alla salute. Problemi da tempo denunciati per cui la U.S. Environmental Protection Agency (l’Agenzia Americana per la Protezione Ambientale) ne ha già bandito l’uso domestico.

In un recente documento ufficiale proprio l’agenzia americana ha ribadito come questo pesticida determini ritardo mentale nei bambini esposti di età tra i 2 e i 3 anni, disturbi pervasivi dello sviluppo, deficit d’attenzione nei bambini più grandi e ridotto livello di intelligenza nei bambini in età scolare che sono stati esposti alla sostanza già nel grembo materno.

Malgrado ciò l’utilizzo agricolo del clorpirifos è non solo consentito ma anche in continua crescita. Negli ultimi anni, infatti, le vendite di prodotti contenenti questo principio attivo sono aumentate considerevolmente, tanto che tra il 2009 e il 2012 il clorpirifos si è piazzato ai primi posti tra le sostanze più vendute (con quantità in media superiori alle 1.000 tonnellate/anno) insieme al Glifosate, al 1,3-dicloropropene, al mancozeb, al metam sodium e al fosetil-alluminium.

Dove lo si trova? Un po’ ovunque ma in particolare su barbabietole, frutta e verdura (come principio attivo dei prodotti Alisè WG, Dursban 75 WG, Pyrinex ME, Etifos ME, Reldan 22), sui campi da golf, su alcuni animali (tra cui tacchini e pecore), nei canili e come ingrediente nello shampoo per cani, nello spray e nei collari antipulci.

La dottoressa Janette Sherman, specialista di medicina interna, tossicologia e autrice di numerosi studi, su CounterPunch ha ricordato recentemente come lei stessa addirittura nel 1998 avesse presentato alla conferenza internazionale del Collegium Ramazzini le sue conclusioni nel documento dal titolo “Chlorpyrifos (Dursban) exposure and birth defects: report of 15 incidents, evaluation of 8 cases, theory of action, and medical and social aspects” sostenendo come i danni neurologici causati da questo pesticida avvengano sia prima che dopo la nascita dei bambini e come siano pervasivi e altamente invalidanti.

A fargli eco è anche il dottor Alberto Mantovani dell’Istituto Superiore di Sanità che ha spiegato come questo pesticida possa “portare a perdita di memoria, depressione ed insonnia”, specificando inoltre che “gli effetti sono particolarmente rilevanti quando ad essere esposti sono gruppi di popolazione maggiormente vulnerabili come le donne in gravidanza e di conseguenza il feto e i bambini” in quanto diversi studi sperimentali hanno ormai dimostrato come, in queste fasi, il clorpirifos possa interferire in maniera permanente con lo sviluppo neurocomportamentale.

In Parlamento stiamo portando avanti quotidianamente battaglie per vietare queste sostanze e, soprattutto, per riportare l’agricoltura alla sua vera natura: sana, buona, genuina, in grado di prendersi cura del territorio e della salute delle persone. Un’agricoltura che darebbe indiscutibili vantaggi economici alle stesse imprese oltre che ai consumatori e all’ambiente. Ma che purtroppo ha un difetto: non soddisfa la fame devastante delle multinazionali dell’agrochimica e finché al governo ci saranno persone che guardano agli interessi di queste lobby prima che a quelli dei cittadini di queste sostanze continuerete a non sentir parlare.

 

PER CHI NON AVESSE ANCORA FIRMATO LA PETIZIONE STOP GLIFOSATO ECCO IL LINK

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