Boom di diabetici in Cina, ecco la causa
Numeri che stanno facendo sfregare le mani alle case farmaceutiche e preoccupare non poco gli abitanti del paese più popoloso del mondo. Anche perché non è sempre stato così. Anzi, appena una ventina di anni fa la situazione era del tutto differente: secondo uno studio condotto da scienziati cinesi e pubblicato sul Journal of American Medical Association si è passati dal meno dell’1% di adulti cinesi affetti da diabete nel 1980 a circa il 2% nel 2000 a più del 11% nel 2013.
Un’escalation non da poco che peggiora ulteriormente se si considerano i casi di “pre-diabete”: sono quasi 500 milioni, infatti, i cinesi con livelli di zucchero nel sangue troppo elevati, ma non abbastanza per innescare una diagnosi.
Che cosa sta succedendo in Cina è presto detto: urbanizzazione, livelli di inquinamento sempre più alti, vita sedentaria e un cambiamento degli stili alimentari. Secondo gli esperti sono queste le principali cause del boom del diabete e, soprattutto, del diabete di tipo II. La forma più comune di diabete è, infatti, considerata una malattia legata allo stile di vita. E lo stile di vita dei cinesi negli ultimi vent’anni si è fatto sempre più occidentale. Oltre a pedalare di meno e a respirare più smog i cinesi hanno iniziato a mangiare sempre più carne: nel 1980 il consumo di carne in Cina era di 8 milioni di tonnellate, un terzo di quello statunitense, nel 2013 si passa invece a un consumo annuale di 71 milioni di tonnellate, il doppio di quello degli Stati Uniti. Stesso discorso vale per il consumo di latte: dal grammo pro capite nel 1975 si è passati ai 25 grammi attuali. E l’elenco potrebbe continuare…
Intanto, per gli esperti, alti livelli di inquinamento porterebbero all’aumento della pressione sanguigna e alla resistenza all’insulina e, quindi, alla crescita dei casi di diabete. D’altro canto una vita sempre più sedentaria e un radicale cambiamento dell’alimentazione sono un ulteriore motivo di sviluppo della malattia. Un ruolo importante nell’insorgenza del diabete è svolto, infatti, dal sovrappeso e dall’obesità (soprattutto di tipo addominale) e da un’alimentazione sbilanciata, ricca di grassi saturi (prevalentemente di origine animale) e zuccheri semplici (ossia carboidrati o meglio monosaccaridi – come glucosio e fruttosio – e disaccaridi, come saccarosio, maltosio e lattosio).
Queste indicazioni sono state ormai ampiamente convalidate da studi ed esperti del settore. Anche l’OMS, l’ONU e lo stesso Congresso Europeo sulla Cardiologia da tempo invitano a diminuire il consumo di prodotti animali a vantaggio dei vegetali. Di recente anche in Italia si sta muovendo qualcosa in tal senso: l’Asl di Milano, per esempio, ha stilato nuove linee guida per la cura dei pazienti diabetici, sulla base degli ultimi studi in materia, consigliando un’alimentazione totalmente priva di derivati animali.
Per favorire queste buone pratiche e diffondere uno stile di vita più sano noi del Movimento 5 Stelle stiamo portando avanti in Parlamento un proposta di legge per l’introduzione di menù alternativi nelle mense pubbliche, basati su alimenti naturali e vegetali, privi di derivati animali. Ciò non significa pretendere che tutti mangino allo stesso modo, ma permettere a tutti di scegliere e, soprattutto, intavolare un dibattito e un confronto su una tematica che dovrebbe riguardarci tutti: la nostra salute.