18 settembre 2016, Perugia – Primo giorno di apertura della stagione di caccia: impallinato un cacciatore.
19 settembre 2016, Venezia – Caccia. Parte un colpo, 63enne si spara al piede.
23 settembre 2016, Ravenna – Incidente di caccia: grave un sessantenne..
25 settembre 2016, Teti – Incidente di caccia in campagna: ferito alla testa uomo quarantenne.
25 settembre 2016, Gonnosno’ – caccia alla pernice con incidente:impallinato vigile del fuoco.
26 settembre 2016, Padova – Ciclista impallinato alla gamba da un cacciatore. Ad Arsego ennesimo incidente. Il ferito: “Questi sparano a vanvera”.
1 ottobre 2016, Santorso – Spara ad un uccello e impallina l’amico.
2 ottobre 2016, Dueville – Cacciatore spara e fiora una bimba nel giardino di casa, poi si allontana
2 ottobre 2016, Riccò del Golfo – Un incidente di caccia costa una corsa al pronto soccorso ad un 49enne.
2 ottobre 2016, Santorso – impallina l’amico alle spalle: era tra la vegetazione.
2 ottobre 2016, Cesena – Mira ad una lepre e colpisce una signora nel giardino di casa.
3 ottobre 2016, La Spezia – Incidente di Caccia: resta ferito un cacciatore disabile durante una battuta di caccia.
Sembra un bollettino di guerra invece è l’elenco degli incidenti di caccia (avvenuti nei primi 15 giorni dall’apertura) che si ripete ogni anno.
Questo è un problema serio che va oltre la questione ambientale, ecologica, o morale: è questione di persone ferite o morte ammazzate per una follia che milioni di italiani non tollerano e che in poche migliaia chiamano sport. Questo “sport”, guadagno per armaioli, bacino di intrallazzi economici statali e di voti per politici amorali è intollerabile perché:
1. Ferisce e uccide, per “errore” altri esseri umani.
2. Mette in pericolo i cittadini anche all’interno delle proprie case, grazie all’art.842 del Codice Civile che permette l’ingresso dei cacciatori nei fondi privati;
3. Rovina le proprietà private impallinate, intaccando beni e attività di agricoltori e allevatori,
4. Limita le libertà personali di chi vorrebbe passeggiare e fare escursioni nel verde;
5. Rimette quantitativi di animali da cacciare a scopo di ripopolamento venatorio che sbilanciano gli equilibri autoctoni, rovinando la biodiversità delle nostre terre;
6. Concorre all’estinzione di specie rare e protette (l’ultimo gravissimo caso accaduto nei giorni scorsi riguarda un esemplare di aquila di Bonelli, una della specie a maggior rischio di estinzione in Italia,);
7. Inquina l’ambiente con il piombo delle cartucce;
8. Sconvolge i normali ritmi di vita e ferisce anche gli animali selvatici non soggetti alla caccia e i pet;
9. Sperpera denaro pubblico
10. fa circolare armi “ottime” per reati gravi in quanto la canna liscia dei fucili da caccia non permette il riconoscimento balistico.
Dov’è il governo in tutto questo? Altro che “Casa Italia”, il nostro Stato ha abdicato al suo compito di protettore della nostra terra, svendendo il territorio, cancellando il Corpo Forestale e la Polizia provinciale che proteggevano l’ambiente, tacendo sul Far West delle leggi regionali sulla caccia, girandosi dall’altra parte quando a terra, impallinati, rimangono anche dei cittadini.
Perché per morti e feriti negli stadi o in strada si creano imponenti misure di controllo e sicurezza ma per le vittime della caccia tutti si voltano dall’altra parte? Bisogna fare qualcosa. E farlo in fretta. Prima che la scia di sangue si allunghi.
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