Solo il Lazio mette al riparo i suoi abitanti scampati dal terremoto, dal pericolo di essere impallinati. Le altre 2 Regioni, Umbria e Marche, interessate da questo disastro, pur di non scontentare cacciatori e armieri, accettano che persone in fuga dallo sciame sismico, soccorritori, volontari e animali domestici, fuori dai paesi, corrano il rischio di essere raggiunte dai proiettili dei cacciatori che, non scordiamolo, hanno più di 1 km di gittata, e possono causare danni anche alle proprietà private già compromesse dal sisma.
Che la caccia sia pericolosa, e intollerabile soprattutto in una situazione di questa gravità non lo dico solo io. Il Decreto del Presidente della Regione Lazio, che sospende la caccia per tutto l’anno, dice testualmente: le Forze di Polizia hanno riscontrato che tale attività interferisce in modo evidente con le modalità di organizzazione e gestione dell’emergenza. […] “l’esercizio della caccia nelle aree limitrofe agli insediamenti allestiti per il ricovero delle popolazioni terremotate, appare incompatibile con lo svolgimento della vita quotidiana, già tanto difficile per quelle popolazioni oltremodo provate dai recenti eventi calamitosi; inoltre l’attività venatoria potrebbe interferire con le operazioni di soccorso e di vigilanza […].
Immaginate? Trovarsi impallinati mentre si sfugge dall’ennesima scossa o mentre si è impegnati in attività di ricerca? Dobbiamo aspettare che accada la tragedia per gridare allo scandalo? Non potremmo, forse per una volta, anticipare la disgrazia? Buon senso vorrebbe che i cacciatori locali, invece di andare a sparare agli animali, uscissero per andare ad aiutare i loro corregionali. La logica vorrebbe che anche le altre Regioni si rendessero conto della situazione e copiassero il decreto del Lazio.
Ma a quanto pare non è così. A quanto pare non c’è tempo per questo questa catastrofe, quando fuori si può sparare. Ed eccoli lì, i cacciatori, più attivi che mai anche nei giorni del terremoto, pronti non solo a sparare ma anche a organizzarsi per incontrare e persuadere gli amministratori al fine di ottenere la revoca del decreto che blocca la loro attività venatoria. Dov’è l’umanità in tutto questo? Dove sono le istituzioni?