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Carbone e violenze in Colombia, Enel che fa?

Nei mesi scorsi come Movimento 5 Stelle ci siamo occupati di un’importante questione: i rapporti commerciali che Enel intrattiene con la società statunitense Drummond e la svizzera Prodeco per quel che concerne il mercato del carbone colombiano. Due compagnie accusate ripetutamente di gravissime violazioni dei diritti umani e di aver commissionato omicidi e torture di sindacalisti e abitanti delle aree circostanti le loro miniere in Colombia. Si tratta di accordi a dir poco imbarazzanti e del tutto sconvenienti per una società di cui lo Stato Italiano è tutt’ora il maggior azionista.

A maggio, dopo aver incontrato Mayra Mendez Barboza (figlia di Candido Jose Mendez, ex lavoratore della Drummond, ucciso nel 2001 dal Blocco paramilitare Frente Jaa), Rodrigo Rojas e Wouter Kolk (responsabili di Pax, la Ong che con il rapporto «Il lato oscuro del carbone» ha messo in luce le responsabilità delle grandi imprese Drummond e Prodeco nel paramilitarismo, a cui avrebbero fornito supporto finanziario e materiale, e informazioni sulle vittime da eliminare) e i fondatori di Re:Common (un’associazione che si batte per sottrarre al mercato e alla finanza il controllo delle risorse naturali) abbiamo presentato un’interrogazione parlamentare per chiedere a Enel di sospendere ogni tipo di rapporto commerciale con le compagnie minerarie colluse e per chiedere che siano verificate le supposte illiceità finanziarie in merito al commercio del carbone tra Colombia ed Italia.

Quante risposte pensate ci siano state? Ovviamente nessuna.

Del resto a questo governo violazione dei diritti umani, sfruttamento delle persone, omicidi, sparizioni forzate, massicci spostamenti di contadini, devastazione dei territori e finanziamento di aziende che definire discutibili è poca cosa, sembra non interessare granché…

Sarebbe invece molto interessante conoscere lo stato dell’arte dopo le promesse fatte dall’AD di Enel Francesco Starace durante l’Assemblea degli Azionisti 2016 a cui ha partecipato anche la ong internazionale Re:Common.
In quell’occasione ENEL si èimpegnata pubblicamente  (nella persona dello stesso Starace) a effettuare un’indagine indipendente sul campo in Colombia per verificare se le violazioni di cui parlano le Ong nei vari rapporti pubblicati siano effettivamente realtà e – in quel caso – prendere decisioni nette di interruzione delle relazioni commerciali con Drummond (nelle parole di Starace: “fare come ha fatto DONG“, l’impresa danese che dopo le ripetute denuncedi violazione dei diritti umani e la verifica dei fatti ha optato per la sospensione delle relazioni contrattuali con l’azienda in questione).

Sono passati due mesi da allora e tutto tace. Come stanno procedendo per dare seguito a quelle promesse? Nell’organizzazione della indagine sul campo, quali contromisure sono state prese affinché essa sia seria e veramente imparziale? Enel è consapevole che “fare come ha fatto DONG” significa sospendere le relazioni commerciali al fine di aumentare la pressione su Drummond affinché metta in atto un piano d’azione volto a passi concreti verso la compensazione delle vittime?

E in tutto questo, il governo italiano, che dice? La nostra interrogazione è ancora lì, sul tavolo, ad aspettare l’ennesima risposta che, molto probabilmente, mai arriverà perché ormai è risaputo da che parte sta questa maggioranza… sicuramente non da quella delle vittime.

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