Contro l’olio di palma, in difesa dei neonati
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Non ci stiamo dimenticando qualcosa? Mentre sempre più spot pubblicitari ripetono la formula magica senza olio di palma consacrando così il trionfo del cittadino informato sulle lobby dell’alimentare, c’è qualcosa che non torna.
In questa storia – che da un lato vede schierati consumatori sempre più consapevoli e desiderosi di tutelare la propria salute e l’ambiente e dall’altro multinazionali potentissime preoccupate solo di difendere ingordi guadagni – ci sono vittime silenziose che non possono scegliere liberamente. Si tratta dei neonati, bambini piccolissimi che, abitualmente, vengono rimpinzati di olio di palma, a loro malgrado.
Com’è possibile che ci si preoccupi di eliminare questa dannosa sostanza da qualsiasi cosa tranne che dai cibi destinati alla prima infanzia?
L’olio di palma, è sempre bene ricordarlo, è una sostanza più volte accusata di contenere quantità eccessive di acidi grassi saturi (quantità addirittura simile a quelli del burro e del lardo e di molto superiori agli altri oli vegetali), causa principale di molte patologie come diabete, obesità e malattie cardiovascolari. Secondo l’Efsa, l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare, inoltre, quest’olio presenta al proprio interno contaminanti cancerogeni e genotossici (3-MCPD e 2-MCPD) generati durante la raffinazione industriale (lavorazione indispensabile all’industria alimentare per poter utilizzare questa sostanza). C-A-N-C-E-R-O-G-E-N-I.
Una ricerca dell’Università polacca di Gansk, pubblicata in Italia solo dal Test-Salvagente, ha infatti analizzato 24 latti in polvere, gran parte dei quali venduti in tutta Europa, con i seguenti risultati: la contaminazione da 3-MCPD è 4 volte oltre il limite fissato dall’Efsa per il migliore dei campioni, 150 volte sopra per il peggiore. Un’altra inchiesta di Altroconsumo sullo stesso argomento denuncia come un bimbo di 5 mesi che beve 5 biberon di latte supera la soglia di sicurezza per il 3-MCPD: per 5 biberon di latte al giorno (1050 ml) il bimbo andrebbe ad assumere una quantità di 3-MCPD fino a 53 mcg (calcolato dal valore nella polvere), dieci volte superiore al limite di sicurezza, che per un bimbo di 7 kg è di 5,6 mcg.
Ma non basta: l’aggiunta di derivati dell’olio di palma nel latte artificiale è stata anche associata al ridotto assorbimento di calcio causa di un maggiore rischio di osteoporosi in età adulta.
Motivi per cui, anche lasciando da parte l’altrettanto importante questione ambientale legata alla produzione del palma, le chiacchiere stanno comunque a zero: non possiamo permettere che i nostri bambini continuino ad essere vittime di questo mercato vantaggioso solo per le multinazionali che continuano ad utilizzare l’olio tropicale per motivi esclusivamente economici.
Grandi aziende che per anni hanno mentito giustificando l’uso dell’olio di palma con argomenti ormai deboli e confutati da tantissimi studi e da molti marchi (per esempio Coop, Sicura e Dicofarm) che da tempo hanno sostituito il palma con altri oli vegetali, dimostrando che non solo si può fare ma che si può fare senza penalizzare la qualità del prodotto (anzi! a tutto guadagno proprio di questa).
Del resto, è una storia già vista: fino a poco tempo fa anche tanti altri produttori di biscotti e merendine sostenevano, con tesi altrettanto discutibili, l’impossibilità di rinunciare all’impiego dell’olio di palma. Peccato che poi, quelle stesse marche che a suon di milioni hanno portato avanti la campagna sull’Olio di Palma Sostenibile, ore si affannano a cambiare le proprie ricette per inseguire quel treno che in tutti i modi hanno cercato di fermare (Barilla, Mulino Bianco e Pavesi docet).
Mettiamoli con le spalle al muro!
Proprio in questi giorni è partita una petizione su Change.org per chiedere alle aziende produttrici l’eliminazione immediata dell’olio di palma dai prodotti per neonati. L’invito, che condivido totalmente, parte da Il Fatto Alimentare e da Great Italian Food Trade.
In aggiunta a questo, noi come Movimento 5 Stelle abbiamo presentato una mozione per impegnare il Governo a intraprendere azioni normative volte al divieto di utilizzo di olio di palma nella formulazione di prodotti destinati ai neonati, quali il latte in polvere; intraprendere le azioni normative volte al divieto, decorso un anno dall’approvazione della seguente mozione, della vendita su tutto territorio nazionale e dell’importazione di prodotti contenenti oli tropicali (di palma o palmisto o cocco) a fini alimentari e cosmetici; assumere iniziative finalizzate alla sostituzione, con opportuni strumenti normativi, dell’olio di palma con olii che non siano nocivi per la salute umana e per l’ambiente e che incentivino le economie nazionali e i settori agricoli interessati (olio di semi di girasole, olio d’oliva, etc.).
Ovviamente, conoscendo questo governo e le priorità che ha posso affermare con certezza che non sarà né facile né veloce veder approvata questa mozione, ma intanto ognuno di noi può e deve continuare a fare la sua parte scegliendo di escludere anche dalla dieta dei più piccoli i prodotti contenenti questa sostanza.
Oggi circolano molte più informazioni che in passato e non possiamo più permettere che il pericolo di quest’olio venga ignorato. Se si impara a leggere l’etichetta la favola del biscottino buono e salutare da sciogliere nel latte non sta più in piedi. I nostri bambini hanno diritto a un’alimentazione salutare per crescere ed è nostro dovere fare di tutto per dargliela. Così come è nostro dovere provare in tutti i modi a garantire loro un futuro dignitoso in un pianeta vivibile.