Economia Circolare o Lineare?
La domanda è retorica se avete ascoltato la diretta dell’evento “Rifiuti sostenibili” che si è tenuto oggi alla Camera.
Preferireste vivere a lungo e nel benessere o a godere di pochi anni di lusso sfrenato, seguiti da un periodo di dure e progressive privazioni?
Nel mio intervento di oggi ho ricordato in articolare l’attuale impatto ambientale dell’estrazione dei minerali.
Quante materie vengono sottratte al Pianeta ogni anno in campo minerario?
Il doppio di ciò che eruttano i vulcani oceanici.
12 volte di ciò che trascinano i ghiacciai.
60 volte del materiale coinvolto nell’erosione eolica.
Cosa possiamo dedurre da questi dati?
Intanto, per chi ancora non lo sapesse, viviamo ormai da tempo in una nuova era geologica chiamata “Antropocene” dove è l’essere umano – la nostra razza – a provocare i maggiori cambiamenti sull’aspetto del Pianeta stesso.
Qual è la caratteristica di questo periodo dal punto di vista economico?
La nostra economia (chiamata lineare) è legata allo sfruttamento delle risorse naturali finite, senza alcuna prospettiva legata al riuso o a ripristino delle stesse (l’attivista Naomi Klein definisce questo atteggiamento nei confronti della Natura “estrattivismo”).
Consumare senza pensare al domani non è ovviamente sostenibile!
Dobbiamo tornare ad imitare la natura nel cui ciclo chiuso il rifiuto non esiste, dobbiamo passare quindi a un’economia definita circolare, efficientando l’uso delle fonti energetiche e potenziando al massimo il riuso e il riciclo.
Questo cambiamento di paradigma porterà benessere e lavoro!
In un contesto di economia circolare infatti ben 3/4 del processo produttivo viene destinato alla trasformazione necessaria a dare una nuova vita agli scarti, azioni tra l’altro di tipo artigianale e non meccanizzabili.
Insomma, meno rifiuti significa più lavoro e maggiore qualità della vita.
Per questo è sempre più importante incentivare il passaggio da un’economia delle merci a una dei servizi.
ll futuro è già realtà se pensiamo, per esempio, a quanti rinunciano all’auto di proprietà a favore del più economico e meno impattante car sharing.
Molti di noi lo fanno già. Gli altri cosa aspettano?