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Efsa protegge la sicurezza… del glifosato

Il glifosato, il pesticida più tossico e diffuso del pianeta, per i danni che causa ad ambiente ed agricoltura dovrebbe sparire dalla faccia della Terra nel minor tempo possibile. Eppure, l’Autorità per la sicurezza alimentare europea (Efsa), che più di ogni altra dovrebbe garantire la sicurezza di ciò che finisce sulle nostre tavole, ritiene “improbabile che il glifosato costituisca un pericolo di cancerogenicità per l’uomo”. Una presa di posizione molto grave, quella dell’Agenzia europea, che potrebbe aprire le porte al rinnovo per altri dieci anni dell’autorizzazione comunitaria di questo veleno.

Il glifosato è un erbicida totale (non selettivo), che in quanto tale uccide tutto quello che trova. Molti agricoltori lo temono, visti gli effetti che può avere sulla salute, e persino il governo Renzi ha recentemente espresso forti riserve sul suo utilizzo, accogliendo la nostra mozione “anti-glifosato” e garantendo che si impegnerà a rendere obbligatoria l’indicazione in etichetta della quantità di principi attivi di questo agente tossico.

Per l’Efsa, invece, non ci sono problemi. La dose massima che un agricoltore può assumere senza rischi è di 0,1 milligrammi al giorno per kg di peso corporeo, quella che può assumere un consumatore senza correre rischi è di 0,5 mg per chilo di peso corporeo. E pensare che, “nella sua precedente valutazione, l’Efsa aveva fissato in 0,3 milligrammi per chilo la dose massima ammissibile”, ricorda il collega del M5S Europa Dario Tamburrano sul suo blog.

Ma com’è possibile che l’Autorità per la sicurezza alimentare sia giunta a queste conclusioni, quando solo 8 mesi fa OMS e IARC avevano appunto inserito il glifosato fra le sostanze “probabilmente cancerogene”? Come mai l’Efsa esce adesso con un responso così diverso?

L’Efsa ha tenuto conto, “su espressa richiesta della Commissione europea, del rapporto pubblicato dal Centro internazionale di ricerca sul cancro (IARC) che classificava il glifosato come probabilmente cancerogeno per l’uomo”, scrive l’Autorità: “La valutazione ha esaminato una corposa massa di evidenze scientifiche, compresi alcuni studi di cui il Centro internazionale di ricerca sul cancro (IARC) non ha tenuto conto, ed è questo uno dei motivi per cui i due enti giungono a conclusioni diverse”.

La “corposa massa di evidenze scientifiche”, in realtà, sarebbe fatta di informazioni fornite da chi questo erbicida lo produce. “Le rassicurazioni dell’Efsa sul glifosato sollevano seri dubbi sulla sua indipendenza scientifica. Buona parte del rapporto fa riferimento a studi non pubblicati commissionati dagli stessi produttori di glifosato”, afferma Federica Ferrario, Responsabile Campagna Agricoltura di Greenpeace Italia: “Le prove del rischio sono inconfutabili, ma a questo punto dobbiamo prendere atto che l’Efsa preferisce contrapporsi alla più autorevole agenzia di ricerca sul cancro a livello internazionale pur di non dispiacere grandi aziende di pesticidi, come Monsanto”.

Toccherebbe quindi chiedere all’Efsa che fine fanno la sicurezza dei consumatori e la trasparenza del proprio operato.

Un commento interessate su questa vicenda è arrivato anche dal Pesticide Action Network (PAN) Europe, che si dice “estremamente deluso” dall’Efsa: invece di fare una valutazione indipendente sui pesticidi, il lavoro dell’Efsa è una copia di un rapporto dell’agenzia BfR del governo tedesco eseguito dalla Glyphosate Task Force, in cui si nascondono le incidenze tumorali dagli studi sperimentali. Il tutto in aperto contrasto con l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro dell’Organizzazione mondiale della sanità, fa presente anche il PAN.

Se le conclusioni a cui sono giunti IARC ed Efsa sono così diverse significa che non si è sicuri degli effetti di questo erbicida sulla salute, no? Di conseguenza, si dovrebbe semplicemente seguire il principio di precauzione, che fino ad eventuale imposizione del TTIP, vige ancora in Europa, e che consente, ad esempio, di impedire la distribuzione dei prodotti che possano essere pericolosi ovvero di ritirare tali prodotti dal mercato.

Ma purtroppo si sa, nell’Unione europea dei burocrati, degli scienziati lobbisti, dell’industria e della finanza, ha sicuramente molta più importanza la tutela del business che quella della salute dei cittadini.

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