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Grassi animali come biocarburanti, facciamo chiarezza

Negli ultimi tempi il tema dei biocarburanti derivati dai grassi animali sta prendendo sempre più piede. Ma mentre per alcuni il futuro dell’energia è inspiegabilmente negli scarti animali, per molti esperti, medici e ambientalisti questa soluzione è del tutto inadeguata, controproducente e dannosa.
Utilizzare grassi animali come biocarburanti significare incentivare un metodo che di ecologico, sostenibile e logico non ha assolutamente nulla. Al contrario presenta diversi problemi sia per la salute dei cittadini sia per l’ambiente: secondo una nota del 4 dicembre 2015 del Ministero dell’Ambiente e dell’Envi i grassi animali non possono essere utilizzati come combustibili, perché la loro combustione rilascerebbe nell’ambiente diossine dannose per le persone e per il territorio circostante.
Il problema è che spesso l’utilizzo di una terminologia impropria da parte di chi vorrebbe speculare in questi progetti, porta i cittadini a pensare di poter ricavare dell’energia sostenibile da scarti animali, quando in realtà il procedimento utilizzerebbe sì grasso animale, ma senza che questo abbia subìto alcun processo richiesto dalla Comunità Europea per la produzione a norma del biodiesel. Con tutti i rischi che ne conseguono e senza alcun guadagno per i cittadini.

Il paradosso è che da una certa quantità di rifiuti di carcasse animali è possibile ricavare al massimo il 20% di grasso utilizzabile per produrre biocombustibile. Il resto delle carcasse è destinato all’incenerimento in inceneritori industriali o in cementifici. Insomma il consumo energetico per produrre questo combustibile è ben tre volte superiore all’energia prodotta. Un controsenso incredibile e uno spreco davvero inspiegabile!

Per tutti questi motivi come M5S abbiamo presentato un’interrogazione Parlamentare al Ministro dell’Ambiente Galletti, per chiedere di chiarire la sua posizione sull’argomento. Ricordandogli la nota emanata proprio dal suo ministero il 4 Dicembre 2015 in cui è stato evidenziato che i grassi animali, indifferentemente dalla categoria, non possono essere usati come combustibile.
E ricordandogli anche che procedere sulla strada dei bio-combustibili di origine animale non presenterebbe solo rischi per l’ambiente e per la salute dei cittadini ma anche per le casse dello Stato, essendo in palese violazione delle direttive comunitarie.
Per chi volesse approfondire ecco la lettera aperta scritta a quattro mani insieme al Dottor Roberto Monfredini, in cui vengono chiarati tutti i punti sopracitati e in cui appare chiaro come al giorno d’oggi, con tutte le innovazioni tecnologiche e le fonti rinnovabili a disposizione, perseguire simili strade sia folle e anacronistico.
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