Homo homini lupus? (2)
(Continua da qui)
È proprio vero che per essere felici dobbiamo combattere?
E che cos’è la felicità?
Per capirlo meglio ho setacciato la rete alla ricerca di un vecchio grafico tanto caro agli esperti di marketing negli anni Ottanta.
Negli anni Cinquanta del secolo scorso, uno psicologo statunitense decise di ribaltare il punto di vista sulla salute mentale. Invece di indagare le cause che portano a disturbi e malattie mentali, Abraham H. Maslow decise di analizzare quelle che riteneva persone in pace con se stesse e auto realizzate.
La sua brillante intuizione, che possiamo considerare un ottimo esempio di cambiamento di prospettiva per considerare in modo nuovo un problema (o pensiero laterale), ha portato ad elaborare una scala dei bisogni umani, dai più elementari ai più complessi. Questa scala (certamente relativamente poco recente e passibile di miglioramenti) si eleva in un crescendo di consapevolezza e di raggiungimento di una sensazione di benessere, dapprima fisico e poi spirituale.
Non trovate straordinario, allo stadio più alto della felicità (punta in colore giallo), riappropriarsi della spontaneità come bambini? E che l’essere più felice del mondo accetti i suoi simili in assenza di pregiudizi?
Nell’autorealizzazione, la prevaricazione e l’aggressività sono manifestazioni sporadiche anche perché, tornando dove avevamo terminato lo scorso post con una considerazione generale, il conflitto è un notevole spreco di energia.
A ben vedere anche la natura a un livello più generale preferisce altre vie. Cooperazione, simbiosi, co-evoluzione sono i principali attori della rete della vita.
Relazioni di mutuo soccorso si trovano ampiamente a tutti i livelli: dal livello microbico fino agli uomini, tra specie animali simili e completamente diverse.
Pensiamo alle formiche, un modello di lavoro cooperativo per un fine comune. Oppure, nel mondo animale, pensiamo a babbuini e impala che nelle pianure Africane lavorano insieme dandosi reciprocamente segnali di allarme al sopraggiungere di un predatore. I primi mettono a disposizione la loro vista acuta, i secondi il loro senso dell’olfatto sviluppato.
La natura tende poi a limitare i conflitti. Si pensi al concetto di nicchia ecologica: specie animali diverse tendono a scegliere solo determinati ben specifici alimenti tra quelli liberamente disponibili nel loro habitat. Questa specializzazione consente di diminuire la possibilità di conflitti con altre specie.
Primati e alberi da frutto ci mostrano poi il concetto di co-evoluzione o evoluzione cooperativa. Si pensi agli scimpanzé, che condividono il 98,6% della sequenza di DNA con noi uomini, primati che seguono una dieta composta prevalentemente da frutta. L’albero fornisce ossigeno e nutrienti ai primati tramite la frutta, veri e propri sacchetti di zucchero, mentre i primati spargono i semi contenuti all’interno e fertilizzano l’albero con le proprie deiezioni. Sono organismi che traggono vantaggio gli uni dagli altri.
Forse è tempo di superare il dualismo tra conflitto e cooperazione per riuscire a percepire i due aspetti come forze che contribuiscono alla prosecuzione e allo sviluppo di forme di vita.
La vita sulla terra, come equilibrio dinamico e delicatissimo, necessita di entrambe le componenti in misura diversa a seconda del periodo evolutivo e del contesto naturale preso in esame.
Culturalmente, probabilmente un modello gerarchico votato al conflitto è stato funzionale allo sviluppo di nuove tecnologie.
Adesso è forse tempo di rivolgerci a schemi comportamentali più in armonia sia con la natura sia con un cambiamento umano per molti è già presente e tangibile.
Mirko Busto capogruppo M5S VIII commissione Ambiente
Bibliografia: Maslow Abraham H. Motivazione e personalità Roma, Armando, 1973. Ed. originale Motivation and personality New York, Harper & Row, 1954.
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