Il ricatto occupazionale
Vuoi un lavoro che ti dia una vita dignitosa ed allo stesso tempo rispetti l’ambiente in cui vivi? In Italia è sempre più difficile…
La situazione economica del Paese, con picchi vertiginosi di disoccupazione sta rendendo sempre più complicato coniugare le esigenze del lavoro con quelle dei diritti dei lavoratori e delle tutele ambientali. Non possiamo esimerci dal sottolineare che spesso si tratta di un vero ricatto, nel quale le persone devono decidere tra l’una o l’altra opzione.
Di fatto la grave crisi occupazionale che sta investendo tutto il quadrante sud dell’eurozona – senza escludere situazioni critiche anche nei paesi settentrionali.. – costringe sempre più persone, loro malgrado, ad accettare sui propri territori attività potenzialmente dannose per la salute e l’ambiente nonché condizioni di lavoro vessatorie. Questa forma di ricatto sta inoltre diventando una sorta di strumento “parallelo” per ottenere concessioni o finanziamenti pubblici per opere e attività che, in condizioni standard non troverebbero accettazione.
Del resto è ovvio, senza lavoro e conseguente reddito non c’è possibilità di portare avanti i propri progetti di vita e molti dei nostri giovani stanno prendendo la strada che già fu dei loro progenitori, ossia l’emigrazione.
Ah il Lavoro… quale miraggio… Tutti ne parlano e tutti lo vogliono.
Ad ogni costo.
A costo di mettere a repentaglio la propria vita, a costo di offendere in modo sconsiderato l’ambiente che ci accoglie. Sino al paradosso nel quale i lavoratori stessi, pur di mantenere l’impiego, accettano o favoriscono condizioni platealmente lesive per il proprio futuro e per la vita dei propri figli, con l’unico risultato di consentire alti profitti ad attività ed imprese che in realtà sono dannose sia sul piano sociale che ambientale. E si badi bene, non stiamo parlando di traffici illeciti di o per associazioni mafiose, per i quali il malaffare è dogma, qui stiamo parlando di normali e legalissime attività industriali.
Purtroppo in queste condizioni c’è anche il rischio che si diffonda la percezione che chi si impegna nella difesa del territorio rappresenti una sorta di minaccia per il lavoro e per le prospettive occupazionali offerte sui territori.
Insomma, ad avere la meglio, è l’istinto di sopravvivenza, che mette in secondo piano etica, diritti e rispetto dell’ambiente, e che purtroppo può manifestarsi anche in vere e proprie aggressioni…
Nel biellese e nel vercellese lo abbiamo visto fare in più occasioni. Come nell’area Valledora, dove si concentra un impressionante mix di attività estrattive (perlopiù correlate al cemento) e di trattamento e stoccaggio dei rifiuti – attività che se non monitorate a dovere sono fortemente lesive della salute pubblica. Qui abbiamo assistito a presenze massicce di lavoratori nei consigli comunali nei quali ci si apprestava a decidere la concessione o la negazione delle autorizzazioni estrattive.
Aggressioni verbali ed intimidatorie, con pesanti pressioni su cittadini ed associazioni, sono diventati all’ordine del giorno.
L’ aver effettuato video o raccolto documentazioni per mostrare al pubblico le attività in corso nell’area è diventato quasi un pretesto per giustificare l’aggressione diretta, una sorta di prassi mafiosa che a sua volta genera omertà nelle collettività. La voce fuori dal coro è fastidiosa e pertanto va silenziata…- tanto per usare un’espressione cara all’ex – e mai rimpianto – Presidente Monti. Ma noi non ci arrendiamo !
Questo specifico scenario locale riflette una condizione nazionale per la quale il caso ILVA è emblema e modello. I dipendenti vengono platealmente usati come scudo di difesa del profitto e invitati a fare pressioni su chi “crea problemi”- magari anche nell’intenzione di tutelare il lavoratore stesso…
Queste realtà sono alquanto paradossali e purtroppo rappresentative di una triste realtà in cui il cittadino rischia di non rendersi più conto di quelli che sono i propri diritti e le priorità reali, per il suo e per il bene delle future generazioni!
In realtà ognuno di NOI ha nelle proprie mani un potere enorme nel momento in cui ne prende consapevolezza, non abbassa la testa, ma decide di collaborare con gli altri e con la comunità di cui è parte. Una presa di coscienza è pertanto auspicabile perché avvenga il cambiamento che noi del Movimento 5 Stelle ci auspichiamo. Verso un modello di società nuovo nel quale si comprenda che uno dei pilastri del vivere è l’equilibrio tra uomo e ambiente!
*Trattiamo bene la terra su cui viviamo: essa non ci è stata donata dai nostri padri, ma ci è stata prestata dai nostri figli. (detto Masai)
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