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Indonesia, dopo le fiamme l’olio di palma!

La pubblicità ingannevole di Aidepi ha anticipato di poco l’inizio di incendi che, ancora una volta, hanno devastato enormi porzioni di foresta indonesiana. In questi giorni, la denuncia arrivata da Greenpeace contro le piantagioni di olio di palma in Indonesia è l’ennesima riprova di come l’uso di questo olio renda l’Occidente responsabile della inesorabile deforestazione dell’Indonesia e della Malesia, con la conseguente perdita della biodiversità presente in questi territori.

Le immagini divulgate da Greenpeace mettono ancora una volta sotto i riflettori dell’opinione pubblica la catastrofe ambientale che l’Indonesia sta vivendo, a causa della sconsiderata richiesta da parte dei Paesi industrializzati di olio di palma. Non possiamo ignorare che la deforestazione di ampie zone del nostro pianeta è tra le prime cause dei cambiamenti climatici. Per tale ragione la questione della sostenibilità della produzione dell’olio di palma deve entrare a far parte a pieno titolo dell’agenda di COP21.

Pertanto, dalla Conferenza di Parigi mi aspetto iniziative credibili, poiché nessun programma contro i cambiamenti climatici può essere realmente possibile senza una concreta lotta contro il fenomeno della deforestazione, di cui quella causata per ottenere l’olio di palma è indubbiamente tra gli eventi più tragici di origine antropica che il nostro pianeta stia subendo.

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