Investiamo sulle energie italiane!
L’economia italiana, grazie ai governi poco lungimiranti di questi ultimi decenni, per produrre l’energia che le serve è ancora in gran parte basata sulle fonti fossili. Non ci ritroveremmo ancora oggi, altrimenti, a parlare di trivellazioni nell’Adriatico, devastazioni di intere regioni o di ridicole tinture di verde di quelle che rimangono delle ultra-impattanti centrali. Eppure tutto il mondo riconosce agli italiani una certa capacità di pensare fuori dalla scatola, “out of the box” come dicono gli inglesi.
Un’abilità sottovalutata, soprattutto in campo tecnologico, che ci permette da sempre di portare innovazione in tutti i campi, compreso quello dell’energia. La ricerca in Italia può contare su risorse esigue rispetto agli investimenti di altri Paesi industrializzati. Eppure, il numero di ricerche prodotte per ciascun ricercatore italiano è il più alto d’Europa. E le ricerche degli italiani sono le più citate da altri studi.
Molte delle tecnologie che ci daranno l’energia del futuro sono state ideate da italiani. Eppure, pochi conoscono nomi, facce, aziende che hanno scritto e scriveranno la storia dell’energia nel mondo. E pochi sanno che le idee italiane per il futuro dell’energia sono già oggi sfruttate commercialmente da aziende straniere.
È vero, era italiano anche colui che ha inventato il nucleare… Come in altri contesti, abbiamo inventato sia il peggio che il meglio. Ma oggi vogliamo parlare dell’Italia migliore. Quella che ci permette di dire “no, grazie” a tutti coloro, governo e gruppi di potere economico, che vogliono mettere il destino energetico della nostra nazione nelle mani dei petrolieri.
Giovanni Francia, ad esempio, con le sue intuizioni e sperimentazioni presso la Stazione solare di S. Ilario, nell’arco di meno di vent’anni richiamò l’attenzione di tutto il mondo su Genova, che a metà degli anni Settanta poteva essere considerata “capitale mondiale del solare”. Progettò e costruì il primo impianto solare a concentrazione nel 1968. Era capace di produrre 1 Mw di energia elettrica. Molti anni dopo, nel 1981, nel Sud della California la sua tecnologia fu perfezionata in un impianto da 354 Mw.
Mario Palazzetti, nel 1972 ideò presso il Centro Ricerche Fiat il primo esempio di cogeneratore. Utilizzava il motore di una 127, di 903 cm3, oggi modificato per funzionare a gas o biogas. Il motore azionava un alternatore di 15 Kw che forniva all’utenza l’energia elettrica. Il calore generato dal motore, solitamente disperso mediante i gas di scarico e il corpo del motore stesso, veniva invece utilizzato per scaldare l’acqua destinata al riscaldamento degli ambienti e agli usi sanitari. L’accurata progettazione consentiva un recupero del 90% dell’energia introdotta con il combustibile, e la sua modularità consentiva l’installazione di molteplici unità controllate elettronicamente.
I giovani ricercatori del Polo solare organico dell’Università Tor Vergata di Roma, hanno avviato nel 2009 la fase di industrializzazione di una nuova generazione di pannelli fotovoltaici senza silicio. Hanno utilizzato il succo di mirtillo, perché nel sottobosco quelle piante hanno sviluppato più di altre la capacità di sfruttare la poca luce del sole di cui dispongono. Lo hanno fatto con poche risorse e le capacità di uno straordinario gruppo di giovani scienziati. Tutti italiani.
Mauro Mengoli, allevatore di Castenaso, alle porte di Bologna, ha realizzato uno dei primi impianti capaci di ricavare metano dagli scarti agroalimentari. Lo ha fatto quando ancora non c’erano incentivi economici per le energie rinnovabili. Lo ha fatto da solo, riprendendo e perfezionando tecnologie messe a punto da contadini italiani negli anni Settanta.
Alessandro Cascini, ingegnere aeronautico che lavorava per Maserati e Ferrari e che ora, con la sua MacT, si è riconvertito alla produzione di piccoli impianti eolici, alti tre metri e con l’elica in legno lamellare, conformata come una piccola scultura. Alternativi all’eolico impattante da 120 metri. Che uniscono design e tecnologia nel miglior spirito del Made in Italy.
La Archimede Solar, del Gruppo Angelantoni, azienda attiva nel settore dell’alta tecnologia, è l’unica al mondo che produce tubi per il solare termodinamico a concentrazione. Lo fa su brevetto Enea. Oggi è partecipata dalla Siemens, che, mentre usciva dal progetto nucleare Epr francese, ha scelto la tecnologia italiana per realizzare il progetto Desertec: impianti solari nel deserto del Sahara.
Ce ne sarebbero molti altri di esempi. Ma ha senso parlarne, quando invece che investire su di loro si lasci che in molti casi fuggano all’estero? Ha senso parlare di ricerca e di istruzione, quando il governo del selfie che ci ritroviamo propone obbrobri come “La buona scuola” e butta miliardi di euro per il baraccone di Expo?
Lascio a voi la risposta.
Ringrazio per queste segnalazioni e informazioni Massimo De Maio, fra i soci fondatori del Movimento per la Decrescita Felice