Dagli anni ’60 a oggi, l’Italia ha visto quasi triplicare i propri consumi di carne, passati da 31 kg agli 87 del 2011. Con buona pace delle raccomandazioni di tutte le linee guida per la tutela della salute. Più di recente, paesi con un ben maggiore impatto demografico come la Cina, un colosso da 1 miliardo e 370 milioni di abitanti, sta ripercorrendo la stessa transizione.
Anche per il consumo di uova e latticini assistiamo a un trend di crescita nei paesi emergenti. Delle prime, infatti, la Cina ha quasi moltiplicato per sette i propri consumi, mentre il Brasile li ha raddoppiati. Per quanto riguarda il latte, invece, oltre che nelle economie emergenti, il suo consumo appare in aumento in tutta Europa, e risulta già particolarmente elevato in Italia e negli USA.
Una breve panoramica sui consumi totali nell’anno 2011 ci mostra quanto, ovviamente, pesi l’impatto della popolazione sui consumi globali. Sempre secondo i dati della FAO, la domanda globale di alimenti di origine animale è in continua crescita. Entro il 2050, il consumo di latte e derivati dovrebbe crescere rispettivamente del 76 e del 65%. Per quanto riguarda la carne, invece, la crescita dei consumi in Cina sarà di ben 4 volte più grande di quella nel secondo paese per crescita degli stessi consumi, il Brasile.
Quali saranno le conseguenze di questi inquietanti trend?
Il consumo di carne, latte e derivati animali è associato ad una ampia varietà di aspetti ambientali e sociali. Uno su tutti: il consumo di risorse. A partire da nutrienti critici come il fosforo usato in agricoltura, o la risorsa più preziosa di tutte, l’acqua.
Si hanno poi la generazione di emissioni inquinanti verso le matrici ambientali aria (emissioni di gas serra, N20 e metano) e acqua (emissioni di nitrati e altri inquinanti), ma anche l’occupazione e la degradazione del suolo e il suo cambiamento di destinazione d’uso (deforestazione), con contestuale perdita di biodiversità e di fertilità (carbonio organico).
Si devono poi considerare anche le implicazioni socio-economiche riguardanti la sicurezza alimentare, la salute e gli equilibri dei paesi in via di sviluppo.
Ultimo, ma per me non meno importante, le implicazioni etiche, che riguardano soprattutto la necessità di redistribuire in modo equo le risorse alimentari del nostro pianeta. Cosa che non avviene anche a causa della produzione di alimenti di origine animale.
Inoltre, io per nutrirmi non ho bisogno di uccidere nessuno.
La cosa che mi dà coraggio, è che siamo sempre di più a pensarla così.