L’auto è morta (ma la bici vive)!
Sarà per la crisi, o per la consapevolezza che muoversi fa bene alla salute. Resta il fatto che gli italiani, secondo l’ultimo rapporto Coop, sono sempre più “magri, vegetariani e ciclisti”. Tre buone notizie in una, che confermano un trend già in corso da alcuni anni: l’auto è morta, la bici invece vive! Lo confermano le vendite negli ultimi anni di questi due mezzi, che anche in Italia sono rispettivamente crollate e schizzate alle stelle.
L’auto, ormai in tutto il mondo, non ha più futuro. Ultimamente ciò me lo ha ricordato anche rileggere un vecchio post corredato di foto molto interessanti. Titolo, appunto “L’automobile? E’ morta”. Un post scritto un anno fa sul crescente numero di auto nel mondo (stimato già in oltre 1,2 miliardi) che restano invendute, in cui si spiega come il loro numero aumenti di giorno in giorno.
“Anche questo è uno degli effetti della recessione economica che continua ad asserragliare il mondo. Le file di auto si fanno sempre più vaste e ogni anno i produttori non fanno che comprare acri e acri di terreno dove parcheggiarle”, viene scritto nel post: “È come un’epidemia che si estende a macchia d’olio e a meno che non vegano acquirenti dallo spazio, questi immensi parcheggi si vedono pure da lì, la questione non verrà risolta nel futuro immediato”.
“I tempi in cui una famiglia avrebbe potuto acquistare una nuova auto ogni paio di anni, adesso sono andati”, scrive l’autore del post. Per fortuna!, aggiungo io. Ma se l’auto non ha futuro, la bicicletta è invece tornata dal passato per ridarcene uno.
Ne parlerò domattina a CosmoBike Show (qui il programma), la prima fiera internazionale in Italia completamente dedicata alla bicicletta.
Oltre ai già importanti discorsi legati alla salute e alla riduzione dell’inquinamento atmosferico e acustico nelle nostre città, il successo della bicicletta apre una marea di ottime nuove opportunità sia a livello economico e occupazionale che turistico.
Il successo della bici e il declino dell’auto dimostrano che ci stiamo avviando verso l’inizio di un nuovo modo di concepire l’esistenza su questo pianeta. Per nostra fortuna si sta facendo strada, in ogni parte del mondo, l’idea per cui l’essere umano ha il diritto di vivere una vita che sia pensata per facilitare lo sviluppo delle proprie potenzialità.
Noi del M5S crediamo che questo diritto sia una pretesa che ognuno di noi deve poter rivendicare come una propria aspettativa di vita. Per me, questa aspettativa di vita parte proprio da un diverso modo di concepire le nostre città, a partire dalla demotorizzazione.
Riprogrammare il sistema infrastrutturale italiano, dando impulso all’emergente mobilità dolce, è indubbiamente un progetto di difficile realizzazione. Anche perché l’indotto economico della mobilità su gomma è nel nostro Paese molto diffuso. Basti pensare che nel 2005 con il solo bollo d’auto, lo Stato ha incassato ben 5,6 miliardi.
Questo spiega, ma non giustifica, il lassismo dello Stato nei confronti della mobilità sostenibile.
Il nostro compito come legislatori è quello di sradicare questo sistema, cominciando a far comprendere alle persone che un diverso modo di vivere è possibile, e realizzabile. L’obiettivo in sé non è solo quello di limitare il traffico, o di creare delle strade nuove, ma è quello di trasformare l’immagine delle nostre città per soddisfare i bisogni primari dell’individuo.
L’obiettivo deve essere quello di creare città a misura d’uomo, perché le nostre città, così come sono, restano invivibili. E rischiano di non avere un futuro, proprio come l’auto su cui sono state progettate in questi ultimi decenni.