Lunga vita su due ruote
Appena nati non sappiamo stare in piedi, ma da subito i movimenti del nostro corpo sono il mezzo che ci permette di incontrare il mondo circostante e le persone che abbiamo intorno.
Dopo alcuni mesi, i primi passi nel mondo rappresentano un’esperienza fondamentale dell’apprendere e, al tempo stesso, si spera nella maggior parte dei casi, esprimono tutta la gioia dell’incontro con ciò che iniziamo a conoscere magari per la prima volta.
Dopo i nostri primi passi, che cosa è accaduto?
Siamo diventati grandi, abbiamo studiato, amato, lavorato e la maggior parte di noi si è comprata l’automobile.
Sull’auto e in fatto di mobilità, il MoVimento non si arrocca su posizioni estreme, ma come sempre utilizza la democrazia diretta per elaborare soluzioni condivise con i cittadini.
Riflettiamo però sui dati legati alla mortalità stradale che, anno dopo anno, sono saggiamente riproposti da associazioni e media. Come un avvertimento.
Infatti, se utilizziamo un parametro probabilistico, in auto purtroppo si muore più che andando in treno o in aereo.
Del resto la motorizzazione di massa che ha accompagnato il cosiddetto boom economico del secondo dopoguerra del Novecento è una delle principali cause di quella sorta di disastro urbano, ambientale e sociale che ormai è sotto gli occhi di tutti.
In particolare l’Aci e l’Istat hanno reso noti i dati sulla mortalità stradale dell’anno passato, i quali se da un lato segnano una generale diminuzione dell’incidentalità e della mortalità sulle nostre strade, dall’altro rivelano un drammatico aumento (+2,5 per cento) dei ciclisti morti in strada, tutti per scontri con auto.
Il dato riporta inequivocabilmente due fenomeni che si muovono paralleli: una generale demotorizzazione e la ripresa della circolazione ciclistica in Italia.
Purtroppo il ritorno degli italiani sulle due ruote – molto probabilmente un fenomeno legato alla situazione economica ed alla conseguente disoccupazione di massa – non è stato accompagnato da un adeguato aggiornamento delle condizioni della circolazione stradale.
Da questo punto di vista quasi nulla è stato fatto per favorire e consentire un più agevole utilizzo della bicicletta da parte dei cittadini. Le strade italiane sono quindi a tutt’oggi, nonostante l’aumento considerevole di ciclisti, ancora zone a quasi totale «sovranità automobilistica».
Per questo con i colleghi dell’VIII Commissione Ambiente, territorio e lavori pubblici, ho presentato un’interrogazione per rilevare al Governo la necessità un adeguato aggiornamento normative riguardo la circolazione stradale.
Il concetto di «decrescita felice» passa anche per una radicale riforma del concetto di mobilità urbana che possa finalmente porre al centro di essa anche una libera, agevole e sicura circolazione a due ruote.
Interrogazione su mobilità ciclistica
Buona mobilità !
Ciclista urbano Mirko Busto
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