Mozione M5S per la tutela del riso italiano
Il Movimento 5 Stelle prosegue nella lotta per la difesa dell’economia italiana, tutelando filiera e indotto della produzione di riso nostrana. In particolare, dopo una risoluzione della scorsa estate, lo fa con una mozione alla Camera dei deputati che impegna il governo ad adottare precise misure per tutelare la produzione risicola locale contro le importazioni selvagge dai paesi in via di sviluppo. Arrivando io dal vercellese, zona risicola per eccellenza, sono lieto di essere fra i firmatari di questa mozione.
Come portavoce di una comunità legata da molti secoli alla produzione del riso e allo sviluppo delle sue varietà che oggi abbiamo in Italia, ho seguito con attenzione e fortemente voluto la presentazione di questo documento. Il testo impegna il governo in alcune azioni pratiche al fine di tutelare al massimo produttori e consumatori del riso made in Italy.
Tra le novità che chiediamo di introdurre c’è per esempio quella di una maggiore attenzione all’etichetta del nostro riso, per individuare con esattezza la composizione di cosa portiamo in tavola. Chiediamo anche che il riso italiano non venga mescolato all’interno della stessa confezione con riso estero. Una simile richiesta può stupire. In realtà non tutti sanno che è allo studio del governo una nuova regolamentazione del commercio interno del riso.
La nuova legge, nata con l’obiettivo di tutelare il consumatore e le varietà tradizionali, potrebbe accorpare molte varietà in pochi nomi e limitare l’uso dei nomi reali delle varietà sul prodotto in vendita. Ma come si fa a tutelare il consumatore se il nome reale del prodotto viene tenuto nascosto?
Il rischio è quello di tutelare gli interessi di pochi perché, anche se sembra incredibile, sarà possibile per i trasformatori comprare sul mercato riso di diverse varietà e immettere sul mercato il prodotto finito con un unico nome, magari quello della varietà più pregiata.
Proprio nel quadro di questi grandi cambiamenti che renderanno il mercato molto più concorrenziale, riteniamo che si debba escludere dagli impegni futuri il riso prodotto e lavorato direttamente dagli agricoltori. Quest’ultimo procedimento aiuterà l’economia locale dei piccoli produttori sia nella vendita sia nello sviluppo di un turismo legato alle tipicità locali.
Se si considera il contesto piemontese, la situazione è particolarmente grave. Se un tempo la nostra produzione era considerata un’eccellenza anche all’estero, oggi con una crescita del 43% sulle importazioni annue di riso dai Paesi in via di sviluppo questo primato è messo a dura prova. Inutile competere con prodotti di scarsa qualità e prezzi al ribasso: dobbiamo valorizzare le varietà e i sapori locali anche pensando ad alcune grandi sfide che sta affrontando la nostra agricoltura, in primis il cambiamento climatico.
Tengo anche a precisare che le richieste rivolte al governo sono scaturite dopo un confronto di oltre un anno con associazioni di categoria, da agronomi e breeder, dai sementieri, e da agricoltori piccoli e grandi. I punti della nostra mozione rappresentano non solo una scelta politica, ma le richieste concrete di chi lavora e ha una visione di cosa succederà nel futuro.