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Olio di palma: Indonesia brucia ma Italia continua spot

Una vasta cortina di fumo si sta alzando in questi giorni sull’isola di Sumatra, in Indonesia. A provocarla sono i vasti roghi appiccati per fare spazio alle piantagioni per la produzione di olio di palma.

La notizia è riportata dall’agenzia Reuters che denuncia come nella provincia occidentale di Riau sia stato addirittura necessario dichiarare lo stato di emergenza a causa dei gravi incendi boschivi. Scuole, ospedali e uffici chiusi. L’aria è irrespirabile e il pericolo che gli incindi si propaghino a macchia d’olio è altissimo.

Purtroppo non si tratta né dei primi né degli ultimi roghi appiccati da multinazionali e proprietari terrieri per far spazio alle piantagioni di palma da olio.

Il fatto che proprio in questi giorni sulle nostre reti stia andando in onda lo spot a favore dell’olio di palma sostenibile è paradossale.

Neanche un anno fa arrivava la denuncia di tante associazioni, tra cui GreenPeace, contro le certificazioni Rspo (Roundtable of Sustainable Palm Oil) rilasciate all’azienda United Plantations in Indonesia e Malesia.

Neanche un anno fa l’Indonesia bruciava come oggi. Nel silenzio assenso della nostra politica e con il benestare del nostro mercato.

Io invece non mi stancherò mai di ripeterlo: non esiste olio di palma sostenibile. La produzione di olio di palma causa gravissimi crimini ambientali (quali la distruzione di foreste primarie, la deforestazione, la degradazione delle torbiere, inquinamento ed emissione di gas serra) conflitti sociali per la gestione della terra e danni alla salute pubblica.

Gli incendi provocati per far spazio alle piantagioni stanno letteralmente soffocando il Sudest asiatico: le emissioni dovute agli incendi appiccati per distruggere le foreste hanno portato un piccolo paese come l’Indonesia a superare le emissioni di gas serra degli Stati Uniti.

Tra il 2000 ed il 2012 l’Indonesia ha perso 6 milioni di ettari di foresta tropicale (60.000 chilometri quadrati), un’area grande all’incirca come la superficie dell’intera Irlanda. E nel 2012 la deforestazione ha colpito ben 840mila ettari contro, per esempio, i 460mila del Brasile.

Se non bastasse, a causa dei continui incendi la salute degli abitanti di queste zone è costantemente messa a rischio: ogni anno aumentano i casi di asma, bronchite e patologie respiratorie.

 

Ma non si tratta solo di salute pubblica: la vera minaccia riguarda soprattutto lo sviluppo economico di questa parte di mondo che potrebbe vivere esclusivamente di turismo e agricoltura sostenibile. E invece muore, cacciata o sfruttata dalle multinazionali dell’olio di palma, dai proprietari terrieri, dalla corruzione e da uno Stato assente e complice.

Un disastro umano e ambientale inimmaginabile a cui sommare le drammatiche conseguenze sui cambiamenti climatici che pagheremo tutti noi e le future generazioni.
Anche quest’anno si dovrà attendere la stagione delle piogge per vedere spegnersi questa tragedia. Tragedia che se non impediremo noi, con i nostri consumi e il nostro boicottaggio dei prodotti contenenti olio di palma, si ripeterà anno dopo anno. Fino a quando non ci sarà più nulla da salvare e nulla per cui lottare.

Se anche tu ritieni giusta questa battaglia contro l’utilizzo dell’olio di palma aiutaci a condividerla e sostenerla, firma la petizione e fai girare questo post.

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Per maggiori informazioni visita il sito: www.oliodipalmainsostenibile.it

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