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Olio di palma? Quanti esperti pronti a raccontare bufale

A volte ritornano, in sordina, piano piano, ma ritornano. Del resto c’era da aspettarselo, da quando sempre più cittadini hanno aperto gli occhi l’industria dell’olio di palma insieme a quella alimentare sta perdendo tantissimo.

La chiamano demonizzazione mediatica. In realtà in tutta questa storia di mediatico non c’è nulla. Anzi. Proprio i media sono stati i primi e più fedeli sostenitori dell’olio di palma, e dei loro sponsor. Si è trattato in realtà di un fantastico caso di presa di consapevolezza dal basso, d’informazione virale e di boicottaggio riuscito. Talmente riuscito da obbligare colossi della produzione alimentare a modificare i propri ingredienti.

In questi giorni sempre più articoli e agenzie scrivono che ‘Non c’è alcuna evidenza scientifica per giustificare le campagne contro dell’olio di palma citando di volta in volta l’esperto o il nutrizionista di turno pronto a smentire, non si sa come né in che modo, addirittura gli studi dell’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (Efsa) che nei mesi scorsi era stata molto chiara in merito alla formazione durante la lavorazione dell’olio di palma di molecole genotossiche e cancerogene: i glicidil esteri degli acidi grassi (GE), 3-monocloropropandiolo e 2-monocloropropandiolo (sostanze che si formano durante il processo di raffinazione). Sostanze inserite nella classificazione IARC di cancerogenicità (2A e 2B). Non dimentichiamo inoltre che già l’Organizzazione Mondiale della Sanità, il Center for Science in the Public Interest (CSPI), l’associazione American Heart Association e l’Agenzia francese per la sicurezza alimentare (ripresa anche dal Consiglio superiore della salute del Belgio) avevano puntato il dito contro la concentrazione molto alta di acido palmitico (circa il 44%) presente nell’olio di palma, concentrazione a cui molti studi associano un aumento del colesterolo e del rischio cardiovascolare.

Ma a quanto pare oggi in Italia ci sono molti ‘esperti’ in grado si smentire anche questi studi. Intanto dall’Indonesia continuano a giungere notizie sul perpetuarsi di violazioni e violenze ai danni dell’ambiente, delle foreste e delle popolazioni indigene per far spazio a nuove piantagioni di olio di palma. Con tutte le conseguenze che questa deforestazione selvaggia hanno sul nostro pianeta e sul futuro di tutti noi. Alla faccia della certificazione di sostenibilità! A causa delle foreste tropicali incendiate per fare spazio alle coltivazioni di palma da olio l’Indonesia è  diventato il quarto Paese al mondo per emissioni di gas serra, superando la Russia e avvicinandosi al Brasile.

Ora, questa nuova campagna a favore di una sostanza inutile e dannosa per il nostro organismo e devastante per l’ambiente in cui viene prodotta, si spiega da sé: quando in gioco ci sono così tanti soldi e così alti interessi per alcuni è difficile mettere al primo posto la salute pubblica e il bene comune. Detto questo, noi del Movimento 5 Stelle continuiamo a farlo. Consapevoli del fatto di essere sulla strada giusta.

Anche per questo abbiamo presentato una mozione, in vista della ratifica dell’Accordo di Parigi e della Cop22 sul Clima, che si terrà a Marrakesh dal 7 al 18 novembre, per chiedere al Governo di vietare in Italia l’utilizzo dell’olio di palma sia come grasso vegetale per i prodotti alimentari e cosmetici, indicando i danni alla salute in etichetta alimentare della merce ancora in circolo, sia come biocarburante per i veicoli e fonte ‘rinnovabile’ di energia elettrica.

Diceva qualcuno: Potete ingannare tutti per qualche tempo e qualcuno per sempre, ma non potete ingannare tutti per sempre. E sull’olio di palma avete finito di ingannare le persone.

 

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