Più Trasparenza sulle scorie nucleari!
C’era una volta un carrozzone chiamato Sogin...
Nel 1999 al fine di disattivare e smantellare (decommissioning) gli impianti nucleari in dismissione e gestire i rifiuti radioattivi sin li prodotti è stata istituita la SOGIN.
L’attuale parco scorie nucleari italiane ammonterebbe a 90 mila metri cubi, oggi disseminati in 23 depositi temporanei che attendono di essere raccolti in un unico deposito nazionale, così come tra l’altro ci chiede l’Europa con apposita direttiva.
Purtroppo fino ad oggi la SOGIN, di cui molti italiani forse non hanno mai sentito parlare ha fatto davvero poco per mettere in sicurezza ambiente e salute delle persone.
Dal 2003 ad oggi, a fronte di 2,3 miliardi di Euro investiti solo il 9% degli obiettivi dichiarati dall’azienda sono stati raggiunti.
Il dato è sconcertante.
Oggi si discute di dismissione del nucleare italiano, ma paradossalmente la prima azienda a dover subire una revisione completa dovrebbe essere proprio la SOGIN. Perché ditemi voi dove esiste un’azienda che in più di 10 anni di attività e finanziata con soldi pubblici raggiunge solo l’8/9 % degli obiettivi preposti.
Va naturalmente considerato l’intervallo di tempo nel quale il governo Berlusconi – nonostante l’avversione popolare e referendaria – si era lanciato per riprendere il cammino nucleare italiano. Cammino che avrebbe dovuto guidare la stessa Sogin, che era sorta per lo scopo opposto… e qui naturalmente entriamo nel più classico dei paradossi ai quali ci ha abituato questo Paese.
E probabilmente se non fosse accorso il catastrofico evento di Fukushima nel marzo del 2011 oggi avremmo centrali nucleari in costruzione sul nostro territorio.
Per capire la portata di quello che potremmo chiamare l’affaire SOGIN ci basta dare questo dato, e cioè che l’azienda pubblica in oggetto viene finanziata da tutti noi, essa infatti trae praticamente tutte le sue risorse dalla componente A2 delle nostre bollette elettriche. Un vero e proprio fiume di denaro che in questi anni è andato ad oliare progetti, appalti, operazioni estere non sempre chiari e quasi mai redditizi per la collettività.
SOGIN pur trattando la qualità di rifiuti più pericolosa _ le scorie nucleari appunto _ ha goduto di una certa calma, un clima di distensione – dovuta certamente anche alla natura stessa della materia. Ma giunti a questo punto noi crediamo che sia opportuno accendere i riflettori sulla SOGIN.
Ma veniamo ai problemi da cui nasce nello specifico questa interpellanza urgente.
Parliamo di Saluggia.
Saluggia è un paese nella provincia di Vercelli che ha un triste primato italiano.
Proprio nel suo territorio, giace dormiente da troppo tempo il 96% dei rifiuti radioattivi.
È a tutti gli effetti la pattumiera nucleare d’Italia.
Nel «Deposito Avogradro» sono ancora custoditi 64 elementi MOX irraggiati provenienti dalla centrale del Garigliano e Trino Vercellese. Grosse quantità di quei combustibili radioattivi sono stati già spediti in Francia e Gran Bretagna per essere trattati prima di ritornare in Italia.
Un via vai di rifiuti radioattivi che, soprattutto in Val Susa, ha già sollevato molte proteste in passato, per la mancata informazione della popolazione e dei piani di evacuazione in caso di emergenza.
Ma il problema più grave sono i rifiuti radioattivi liquidi dell’impianto EUREX.
Tali rifiuti sono stoccati da oramai oltre 40 anni nei serbatoi dell’impianto e costituiscono l’inventario di radioattività più cospicuo dell’intero territorio nazionale!
Un volume complessivo di circa 230 metri cubi, con un’attività complessiva di circa 5,5 1015 Bq!
E dove si trovano? A pochi metri da un fiume, la Dora, e a meno di due chilometri dai pozzi dell’acquedotto più grande del Piemonte, quello del Monferrato, in grado di servire più di cento comuni.
La storia inizia nel 1977 con decreto ministeriale venne rilasciata la licenza d’esercizio dell’impianto Eurex, che fissava in cinque anni il periodo per la realizzazione di un impianto di solidificazione dei rifiuti liquidi prodotti.
Questa scadenza, nel corso degli anni, e per motivazioni varie, è stata più volte prorogata.
Fino ad arrivare al fatidico anno 2000…
In seguito a una piena della Dora il fiume arrivò a sfiorare i serbatoi contenenti le scorie liquide.
Il premio Nobel per la fisica Carlo Rubbia lanciò l’allarme per lo stato di conservazione delle scorie.
Disse testualmente:
«si è sfiorata una catastrofe planetaria se l’alluvione avesse portato via alcuni contenitori metallici interrati in cui ci sono custodite le scorie liquide più pericolose d’Europa: un terribile cocktail di prodotti di fissione, plutonio e uranio, che sarebbero potuti finire dalla Dora nel Po, con un danno irreparabile per la pianura Padana».
Attimi di terrore e grande attenzione mediatica…
In seguito a quest’evento venne emanato il decreto del Ministero delle attività produttive del 7 dicembre 2000, che fissava come termine ultimo per la solidificazione dei rifiuti liquidi di EUREX la data del 31 dicembre 2005.
Nell’agosto 2003 la licenza di esercizio dell’impianto è stata trasferita da ENEA a SOGIN che nel 2005 optò per il progetto «CEMEX» per la solidificazione di questi rifiuti mediante cementazione; una tecnologia non molto raffinata ma che sembrava potesse garantire tempi di realizzazione veloci.
Parecchi anni dopo, nel 2010, la Sogin, che subentra ad Enea nella gestione dell’impianto, si decise ad aprire una gara d’appalto per la cementificazione delle scorie liquide.
La gara, bandita in un primo tempo per 145 milioni di euro e per la quale si era presentata Ansaldo Energia, società statale specializzata in impianti nucleari all’estero, venne annullata in «autotutela» da Sogin nel 2011. Il nuovo appalto scese a 135 milioni, esperito con urgenza (scadenza il 5 maggio, meno di due mesi dopo) e vinto da Maltauro e Saipem con un ribasso enorme, che portò il costo per la Sogin a soli 98 milioni contro i 145 della prima asta, poi cancellata.
Nel presentare il nuovo bando la Sogin ammetteva anche società che avessero eseguito progetti nel campo nucleare o equivalenti, come ad esempio petrolchimico e altro.
Nell’ambito dell’inchiesta su corruzione e mazzette EXPO 2015 la Magistratura ha individuato una sorta di cupola degli appalti nella quale convergono nomi noti del regime partitocratico che ha avvelenato il nostro paese negli ultimi decenni: l’ex parlamentare Dc Gianstefano Frigerio, l’ex funzionario del Pci Primo Greganti, l’ex senatore del Pdl Luigi Grillo, l’ex esponente dell’Udc ligure, poi passato a Ndc, Sergio Cattozzo, l’ex manager di Expo Angelo Paris e l’imprenditore vicentino Enrico Maltauro vincitore della gara per il Cemex di Saluggia.
Si tratta appunto del sistema a partitocrazia corrotta che ha tessuto la sua tela in Italia_ Ma si tratta anche di personaggi che interagiscono con il presente, e purtroppo con il partito di Governo_ In particolare Primo Greganti il quale fino a pochi giorni fa aveva libero accesso a Palazzo Madama così come denunciato dal nostro collega Senatore Giarruso, il quale ci ha anche esposto la stranezza degli ingressi cancellati e richiesto per questo un’indagine interna al Senato.
In estrema sintesi, quando si è chiesto di conoscere gli accessi di Primo Greganti (il tesserato Pd arrestato per le tangenti dell’Expo 2015) agli uffici del Senato, il sistema informatico si è improvvisamente bloccato ed è rimasto fuori servizio per mezza giornata. Quando ha ripreso a funzionare, non risultavano tracce di ingressi in senato di Primo Greganti. Peccato che la Guardia di Finanza pedinando Greganti, aveva appurato e documentato come ogni mercoledì questi si presentasse in Senato, dove regolarmente accedeva.
Anche questo ci fa capire la gravità della situazione_ sappiamo che Greganti entrava in Senato ma non sappiamo con chi interloquiva_ l’inchiesta dovrebbe chiarire come sia stato possibile che Greganti entrasse in Senato senza che i suoi ingressi venissero registrati oppure come sia stato possibile cancellare la registrazione di questi ingressi (che avrebbero indicato chi andava a incontrare)”.
Tornando all’appalto CEMEX. A Maltauro sarebbe stato chiesto dalla «cupola» l’1,5 per cento del valore dell’appalto – pari a circa 1 milione e 350 mila euro – di cui 600 mila sarebbero stati effettivamente versati. L’imprenditore, sempre stando alle notizie relative all’inchiesta in corso, avrebbe promesso altri 600 mila euro in cambio dell’appalto «Architetture di servizi» per Expo 2015. Nell’insieme si parla di un giro di denaro che supera i due milioni di euro;
L’attualità parla infine della torta più grande da spartire: il deposito unico nazionale dei rifiuti nucleari italiani, un’opera che – in teoria – entro il 2025 dovrebbe contenere quei 90 mila metri cubi di rifiuti radioattivi.
ISPRA ha configurato i criteri per l’allocazione del deposito già dal 28 febbraio scorso. L’ente ha a sua volta chiesto al Ministro dell’ambiente ed al Ministro dello sviluppo economico il permesso per poter divulgare la scheda dei criteri.
I Ministri dell’ambiente che si sono succeduti, Orlando e l’attuale, Galletti, avrebbero dato l’assenso alla pubblicazione, mentre a quanto consta agli interpellanti il Ministero dello sviluppo economico non avrebbe nemmeno risposto alla sollecitazione dell’ISPRA.
Stando alle ultime dichiarazioni del nuovo presidente di Sogin, Giuseppe Zollino, si tratterebbe di un ritardo di natura politico-elettorale…
Chiediamo dunque al Governo:
- di verificare la reale capacità e professionalità della cordata Maltauro-Saipem incaricate di effettuare i lavori per il Cemex di Saluggia al fine di garantire un corretto avanzamento delle attività di Sogin, nonché, la salvaguardia dell’ambiente e della salute dei cittadini;
- se si corra il rischio di un aumento dei tempi e dei costi e se, addirittura, vi siano rischi concreti per l’ambiente e la popolazione se l’impianto non venisse realizzato a regola d’arte;
- vista la natura molto delicata della materia in questione, se non sia il caso di rivedere con attenzione l’intero quadro degli appalti di SOGIN nonché la disciplina che regola le assunzioni interne;
- se si intenda verificare l’adeguatezza delle procedure di controllo messe in atto dall’ente di controllo tecnico (ISPRA), cosa particolarmente importante oggi, perché si sta provvedendo all’istituzione della nuova autorità di controllo (ISIN) e l’individuazione di eventuali carenze è fondamentale;
- quale sia il piano di lavoro della cordata Maltauro-Saipem, o meglio, il cronoprogramma relativo alla specifica gara di appalto riguardante il CEMEX, con quali tempistiche sia prevista la chiusura dei lavori e a quale punto si trovino oggi i lavori;
- se si intenda verificare il comportamento degli organismi di controllo amministrativi e per quali ragioni non abbiamo mosso rilievi o assunto iniziative a fronte del grande numero di appalti annullati in autotutela;
- se il Governo non ritenga opportuno intervenire a livello normativo per istituire un vero e proprio Osservatorio per il nucleare nel vercellese che dia modo alla cittadinanza (ed a specifiche organizzazioni territoriali) di controllare e verificare lo stato dei lavori ed il livello di sicurezza dell’ambiente e della salute;
- se le informazioni inerenti ai criteri configurati dall’ISPRA per l’allocazione del deposito nucleare nazionale siano corrette e, nel caso, quali siano le motivazioni secondo le quali il Ministro dello sviluppo economico stia ritardando la pubblicazione degli stessi.
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